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Alfa Romeo 158/159: 1a Campione del mondo di Formula 1
ALFA ROMEO 158 (detta “Alfetta”), corse sui circuiti di tutto il mondo, per ben 13 anni, dal 1938 al 1950. Un progetto di Gioachino Colombo, con la preziosa collaborazione, specie per la parte riguardante le sospensioni ed il cambio, dell’ingegnere Alberto Massimino.
L’Alfa Romeo 158 debutta ufficialmente alla Coppa Ciano di Livorno del 7 agosto 1938, su un percorso cittadino di 5,800 m da ripetere 25 volte, per un totale di 145 km, ed è subito vincente, con Emilio Villoresi 1°, e Clemente Biondetti 2°. L’evoluzione successiva (modello B), porta la data del 1939, e, con una potenza cresciuta a 225 CV, a 7.500 giri/minuto, si aggiudica la Coppa Ciano di Livorno, del 30 luglio 1939, e la XV Coppa Acerbo di Pescara, del 13 agosto 1939, con Clemente Biondetti. Purtroppo, il clima prebellico impedirà a questa vettura di correre oltrefrontiera.
Nota anche come Alfetta per le ridotte dimensioni, è entrata, nella storia dell’automobilismo sportivo moderno, come la monoposto più longeva (ha corso, infatti, sui circuiti di tutto il mondo, per ben 13 anni, dal 1938 al 1950, nelle sue varie versioni, ma mantenendo l’impianto costruttivo originario) ed anche, come quella che ha conseguito il maggior numero di successi nei Gran Premi automobilistici. Nasce nella primavera del 1937, nelle officine della Scuderia Ferrari, che, a quei tempi, era il reparto sperimentale della Alfa Romeo, su progetto di Gioachino Colombo, e con la preziosa collaborazione, specie per la parte riguardante le sospensioni ed il cambio, dell’ingegnere Alberto Massimino.
La sigla 158 stava ad indicare, secondo una consuetudine del tempo, la cilindrata, di 1500 cc, ed il numero dei cilindri, 8; il motore era sovralimentato, con un compressore volumetrico Roots monostadio. Fin dalle prime prove al banco dimostra notevoli doti di potenza ed affidabilità, arrivando a sviluppare 180 CV, a 6.500 giri al minuto, potenza che, alla sua prima apparizione in pista, giunge a 195 CV, a 7.000 giri/minuto.
La vettura rispettava alla nascita il regolamento in vigore dal 1938 della categoria “vetturette” con cilindrata massima di 1,5 litri e compressore, contro i 3,0 litri con compressore (e 4,5 litri senza) delle vetture da Gran Premio.
Nel 1949, la vettura sarà inquadrata nel regolamento della nuova “Formula A”, poi “Formula 1”, che equiparava vetture da 1,5 sovralimentate e 4,5 litri aspirate.
Nel 1950 avviene il debutto dell’Alfetta nel 1º Campionato del Mondo di Formula 1, con una squadra completamente nuova, che vede schierati due piloti italiani, Nino Farina, ed il non più giovane Luigi Fagioli, classe 1898, ed un pilota argentino, quasi quarantenne, ma di cui si dice un gran bene, tale Juan Manuel Fangio. Con una potenza di 350 CV, a 8.600 giri/minuto, e con un peso di soli 700 kg, che porta il rapporto peso/potenza al notevole (per quei tempi) valore di 2 kg/CV, l’Alfa Romeo 158 non ha praticamente rivali, aggiudicandosi 6 dei 7 Gran Premi di questa prima stagione mondiale (si considerano 6 Gran Premi, perché alla 500 Miglia di Indianapolis, anche se introdotta nel circuito mondiale, non parteciparono né piloti né macchine europee). Il 7º Gran Premio della stagione, il XXI Gran Premio d’Italia, ultima prova del mondiale 1950, che si svolge il 3 settembre sul circuito di Monza, se lo aggiudica, al debutto, la Alfa Romeo 159, naturale evoluzione della 158, con, alla guida, Nino Farina, che si aggiudica anche il 1º titolo di campione del mondo di Formula 1.
GIOVANNI BONARRIGO – Mail: info@fogliodisicilia.it
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