Storie di Sicilia
Emigranti con la valigia di cartone
SICILIA, circa settant’anni fa: un ragazzo roccalumerese, mio zio, percorse a piedi la strada che conduceva alla stazione ferroviaria del proprio paese. Con sé portava una valigia di cartone legata con lo spago. Dentro vi era tanta speranza, il suo grande coraggio e qualche indumento personale. Durante il viaggio in treno, versò tante lacrime mentre malinconico guardava scorrere la sua Terra come solo un emigrante fa. Voglio ricordare con queste righe non solo mio zio, morto poco meno di sei mesi fa all’età di quasi novant’anni, ma tutti coloro che sono costretti, ancora oggi, a lasciare la propria Terra in cerca di un futuro migliore o di realizzare un sogno.
CON LE VALIGIE DI CARTONE, VERSO IL NORD O L’ESTERO – L’aspetto forse più significativo degli anni ’50, dal punto di vista socio-economico, fu il grande movimento migratorio che spostò masse rurali, soprattutto meridionali, alla ricerca di nuove opportunità di lavoro, verso le regioni più industrializzate del Settentrione o verso Paesi esteri.
DURANTE IL DECENNIO 1951-1961 le grandi città del Nord aumentarono in misura considerevole la loro popolazione, soprattutto Torino (+42,6%) e Milano (+ 24,1%). Anche i Comuni della cintura industriale torinese e milanese registrarono un forte aumento del numero degli abitanti, dovuto a una massiccia immigrazione. Lo stesso fenomeno interessò anche Roma, meta di un’importante migrazione proveniente soprattutto dalle regioni vicine: Abruzzo, Molise, Campania.
LONDRA OGGI – Per fortuna che ci sono i padri scalabriniani che, pur nell’assoluta povertà dei mezzi, continuano a servire gli emigrati dall’Italia. Loro non hanno mai chiuso la porta ai giovani che tentano la fortuna e spesso si scontrano con una realtà di sfruttamento. Non manca l’attenzione per i pensionati di origine italiana che conservano la nostalgia del proprio Paese, ma non possono più rientrare perché qui hanno figli e nipoti. (Silvia Guzzetti)
A Londra, nel difficilissimo quartiere di Brixton, i padri Scalabriniani, vivendo nello stile essenziale chiesto da Papa Francesco, fanno da punto di riferimento a giovani italiani in cerca di lavoro e pensionati arrivati qui dopo la seconda guerra mondiale. Un ostello per giovani, una scuola materna, una casa per anziani e un “Club donne italiane”. La parrocchia del Redentore, nata per gli emigranti del nostro Paese, oggi è animata dai canti della comunità filippina e di quella portoghese che hanno portato qui le loro tradizioni.
Uno dei libri che ho letto negli anni, (regalatomi da mio zio), trattava di emigranti in terra inglese. Storie tristi di qualche decennio fa, enormi sacrifici di uomini e donne, episodi che già i miei lettori conoscono. Ho letto, su “Vangelo dei migranti” (di padre Renato Zilio, EMI 2012), testo scritto da padre Renato Zilio: “Lo spirito di famiglia è un vero tesoro che i nostri emigranti hanno saputo esportare all’estero …
Giovanni Bonarrigo
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