Storie di Sicilia
Il ragazzo che sognò la fortuna
Il ragazzo percorse la strada che conduceva alla stazione ferroviaria del proprio paese. Con sé portava una valigia di cartone legata con lo spago. Dentro vi era tanta speranza, il suo coraggio e qualche indumento per sé. Qualcuno racconta che, durante il viaggio in treno, il ragazzo versò tante lacrime mentre guardava scorrere il paesaggio come solo un emigrante fa.
Da Roccalumera a Milano, a 18 anni. Un sarto promettente, brillante, un talento però che aveva dovuto lasciare la propria Terra: la soleggiata e straordinaria ma tormentata Sicilia. Là, dove in strada giocava col pallone di pezza fatto da lui stesso cucendo strisce su strisce. Là dove rimanevano i genitori, il fratello ed i parenti tutti, là dove sarebbe tornato solo se il destino lo avesse premiato, ma mai più da povero come era stato. In terra inglese già a 24 anni, raggiunge l’apice dei suoi sogni: incontrò la sua bellissima Carol, mise su famiglia. Sarà stato facile tutto ciò? Nient’affatto. Ma l’ex ragazzo fu tenace, caparbio. Competitor per le Forbici d’oro già giovanissimo, due premi come sarto stilista fra il 1987 e il 1995. Sono passati tanti anni…
Io, qui narratore, andai a Kenilworth, la sua cittadina di adozione, decenni fa a casa sua: da lì, fra città come Coventry e Londra, fra prati… all’inglese e musei e circuiti automobilistici, non fui altro che un turista fortunato. Ricordo quella corsetta di prima mattina con lo zio, la doccia e la tipica colazione all’inglese. Durante le lunghe percorrenze sulla sua BMW serie 5, ascoltavamo musica lirica dal mangianastri. Warwick Castle: …una visita molto interessante ad un antico castello curato in ogni dettaglio per il turista. La calda accoglienza delle cugine e delle rispettive famiglie non la dimenticherò mai. E così andammo a visitare la casa che fu di William Shakespeare a Stratford-upon-Avon. Ma quanti italiani, lavoravano duro in Inghilterra in quel momento.
Uno dei tanti libri che lessi negli anni, trattava di emigranti in terra inglese. Storie tristi di qualche decennio fa, enormi sacrifici di uomini e donne, episodi che già i miei lettori conoscono. Ho letto, su “Vangelo dei migranti”, testo scritto da padre Renato Zilio: “Lo spirito di famiglia è un vero tesoro che i nostri emigranti hanno saputo esportare all’estero … “Londra. Per fortuna che ci sono i padri scalabriniani che, pur nell’assoluta povertà dei mezzi, continuano a servire gli emigrati dall’Italia. Loro non hanno mai chiuso la porta ai giovani che tentano la fortuna e spesso si scontrano con una realtà di sfruttamento. Non manca l’attenzione per i pensionati di origine italiana che conservano la nostalgia del proprio Paese, ma non possono più rientrare perché qui hanno figli e nipoti”. (Silvia Guzzetti)
“L’accoglienza. Si attraversa una porta e i muri sono stati imbiancati, il pavimento rifatto. Le camere che i padri scalabriniani offrono per l’accoglienza, ad appena 20 euro al giorno, colazione e cena compresi, hanno dato ai genitori di Emanuela la possibilità di rivederla dopo 8 mesi. L’accoglienza, qui, non ha confini. E ha abbracciato la signora rumena, una badante, arrivata dall’Italia poche ore fa, affamata e senza lavoro, alla quale è stata subito offerta la colazione. E una coppia, in attesa di un bambino, che non ha mai pagato. E chiudiamo un occhio se qualcuno non può pagare. A contattarci, spesso, è il consolato italiano”, racconta padre Renato Zilio.
Giuseppe Gino Bonarrigo il roccalumerese, il sarto “inglese”, non rinnegherà mai le proprie radici. Ritrova la propria gente, la riabbraccia. Ricorda ancora benissimo la propria gioventù, ora che non è più un ragazzino. Sapete? Lui, giovane brillante e sportivo, aveva iniziato a studiare a Messina ma poi dovette lasciare. Gino avrebbe voluto diventare ingegnere meccanico, ma il suo generoso zio Angelino morì improvvisamente. La numerosa famiglia da cui proveniva non aveva le risorse per mantenerlo agli studi. Se a Milano, lavorò presso la prestigiosa sartoria “Cesare Tosi” in via Montenapoleone e poi in Inghilterra fu apprezzato sebbene emigrante, ciò lo si dovette al suo grande talento ed alla sua voglia di riuscire. Ho sentito parlare di “sogno americano” fra la nostra gente, di terre lontane, di U.S.A., Perù o Australia, da raggiungere caricati su navi di migranti del sud Italia stracolme, di piccoli-grandi uomini e donne alla ricerca di un domani migliore. A loro, come a chi è rimasto in Terra natìa, il mio più grande rispetto.
GIOVANNI BONARRIGO – Mail: info@fogliodisicilia.it
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