Storie di Sicilia
Il Primo Maggio: ricordando “Chicago 1866”
Il primo maggio 1866 gli operai di Chicago, in seguito a un’imponente manifestazione, ottennero che per legge fosse stabilita la riduzione della giornata lavorativa a otto ore, riportando, nella libertà e nel rispetto delle istituzioni democratiche, una vittoria che poneva fine ad un esoso e disumano sfruttamento.
Mancando infatti norme di legge che tutelassero i loro diritti, essi erano stati fino ad allora quasi completamente in balìa delle pretese dei loro datori di lavoro.
In ricordo di questo avvenimento, il primo maggio viene oggi celebrato in tutto il mondo come la festa del lavoro e della pace. Essa dal 1955 è stata riconosciuta anche dalla Chiesa Cattolica, che ha consacrato questo giorno al ricordo ed alla venerazione di san Giuseppe lavoratore. Il lavoro, infatti, è la condizione primaria del progresso sociale, per il quale si potrà vincere la miseria e l’ignoranza, mentre verrà assicurata a tutti ogni forma di legittima libertà, in un clima di fratellanza umana, che si instaurerà solo dopo che saranno garantiti a tutti i fondamentali diritte dell’uomo.
Secondo quanto dice il poeta Paul Potts, il primo maggio è anche la festa della pace universale, perché solo nella pace l’uomo può costruire opere durature, dare un senso alla sua vita, andare incontro alla gioia e alla speranza.
Celebra l’umile gente questa festa nelle strade. È mezzogiorno. Non si lavora. Il povero ride ed esulta: egli, che ha sperimentato la durezza delle guerre, che ha pagato di persona, che più di tutti ha sofferto, oggi ha vinto, perché è padrone del suo destino “i re sono stati promossi al grado d’uomo” rinunciando al loro dominio assoluto, e i dittatori, che nel nostro secolo hanno fatto spargere tante lacrime e tanto sangue, sono morti. Quanta poesia nelle semplici radunanze della folla degli umili a mezzogiorno del primo maggio! Egli ne è il cantore, “il menestrello” e “il bardo trovatore”, che leva il suo filo di voce per salutare la felicità degli onesti.
(18 Aprile 2017)
Porrs: da Il Mese, n. 7, Giugno 1944, trad. G. Calzolari.
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