Bastian Contrario, Storie di Sicilia
Salvatore Giuliano. Separatista di una Sicilia che si interroga ancora
Il popolo, la gente di Sicilia, nei secoli ha combattuto innumerevoli battaglie per conquistare la libertà dai tanti colonizzatori, ma anche per guadagnarsi l’autonomia da un potere, quello dei “baroni”, che la opprimevano e la umiliavano. Tanti valorosi sono morti, per lasciare il diritto di possedere un fazzoletto di terra da zappare ai propri figli. Sono morti perche volevano giustizia, perchè volevano… vivere del proprio lavoro. Ancora ai giorni nostri, la conquista dell’Autonomia e del Lavoro, sono “tema” illusorio di campagne elettorali.
Salvatore Giuliano, chi era costui? In nome di una agognata Autonomia, fu acclamato come un Robin Hood di Sicilia (fra il 1943 e il 1950), ma secondo altri, fu invece il nemico numero uno dell’Italia intera.
Ad ascoltare i cantori di un tempo, sembrerebbe proprio che, Giuliano sia stato un Eroe, un Liberatore dei poveri “strazzati”, affamati e disperati. A leggere la storia, che dopo settant’anni, ancora conserva in se dubbi e lacune immense, (il suo cadavere, dopo l’esumazione, è stato esaminato proprio perchè si dubitava addirittura che non fosse il suo e che dunque fosse stato un sosia a morire al suo posto. Si è persino affermato che Giuliano sarebbe vissuto fin oltre gli ottanta anni). Sembrerebbe inequivocabile la “vocazione” delinquenziale del personaggio, infatti, il “re” di Montelepre, come venne soprannominato Giuliano all’epoca, si rese colpevole di numerosi omicidi, rapimenti, assalti a caserme e ad associazioni di coltivatori. Ma, il crimine più tremendo di cui si rese protagonista, fu la strage di Portella della Ginestra. Non avesse compiuto questo tremendo massacro di innocenti, forse oggi… molta più gente lo osannerebbe come Eroe.
Primo Maggio 1947. Quel giorno, contadini con donne e bambini, che, come in una mattinata in festa, procedevano pacificamente nella vallata di Piana degli Albanesi. Sventolavano bandiere rosse (comuniste), ma volevano solo zappare per vivere. Quella folla, animata da entusiasmo, non aveva esitato a percorrere diversi chilometri, anche a piedi, per sentire parlare di occupazione di terra da coltivare. Terra da zappare per campare. D’un tratto da un cespuglio dall’alto di Monte Pizzuto, parte la prima raffica di mitraglia. Urla e sangue, morti che stramazzano sull’erba. Pare siano stati cinque interminabili minuti… di fuoco, terrore e morte.
Ma, qualcuno si chiede ancora: quando “nacque” realmente il Salvatore Giuliano-bandito? Probabilmente nel giorno in cui, fermato da una pattuglia di Carabinieri a cavallo, venne “pizzicato” a trasportare farina di contrabbando. Il contrabbando in quel periodo di profonda carestia e fame, era l’unica risorsa alla quale i contadini si potevano aggrappare. Il ragazzo, aveva percorso diversi chilometri per acquistare quel grano. Grano che in parte gli sarebbe servito per la propria famiglia, e in parte avrebbe venduto ad un prezzo alto, ai vicini di casa. Vogliono portarlo in prigione i Gendarmi, ma lui tenta di scappare. Un Carabiniere per fermarlo gli spara, lo ferisce, Giuliano che ha una pistola al seguito risponde al fuoco e lo uccide sul colpo. Da quel momento, diventa un nemico della legge, un assassino. Scapperà, si rifugerà sulle montagne, la sua vita non sarà più la stessa, braccato dalle Forze dell’ordine per sette anni. Costituirà una banda di taglieggiatori. Una banda ben armata, vista la grande quantità di armi lasciata sul luogo dalla guerra. Ma, fino a quando non scenderà a patti con la mafia del luogo, Giuliano, rappresenterà per molti il Liberatore. La speranza di una Sicilia Libera e indipendente. Se ne parla ancora ai giorni nostri, di Sicilia Indipendente, ma ancora oggi, rimane un sogno.
Ma, torniamo al “re” di Montelepre: dicevamo che il popolo dei disperati era con lui, fino a quando la mafia lo ha mandato a chiudere loro la bocca col piombo a Portella della Ginestra. Chi era Giuliano? L’uomo di cui tutta l’Europa (e non solo), parlò. L’uomo che mise in ginocchio lo Stato. La sua Idea Separatista, (voleva annettere la Sicilia agli Stati Uniti d’America), idea che ancora gli sopravvive ai giorni nostri. All’epoca, discesero le forze armate dal nord: Esercito, Carabinieri, Polizia. Furono perpetrate disumane torture in caserma ai parenti di Giuliano ed ai suoi presunti amici per farli parlare. Leggendo giornali dell’epoca, ci si potrebbe fare un’idea su tante cose, ma servirebbe veramente? Le fonti ufficiali dell’epoca dicono che fu tradito dal suo migliore amico, Gaspare (Aspànu) Pisciotta. Giuliano nuore crivellato da colpi di mitra, nella casa di Cortile De Maria a Castelvetrano. Lo avrebbero ucciso le forze dell’ordine. Altre fonti recitano che sarebbe stato ucciso altrove da un solo uomo, magari alle spalle, e poi trasportato in quel cortile già morto.
Chi era dunque Salvatore Giuliano? Un ragazzo povero, che non voleva fare il contadino per campare. Un semianalfabeta, perfino ingenuo quando pensava di poter separare la Sicilia dal resto d’Italia, servendosi di un esercito di zappaterra come soldati e per di più, illudendosi di essere appoggiato dalla mafia in questo. Assassino e Liberatore, rapitore ed illuso. Illuso di liberare la Sicilia dalla fame. Oggi, questa stessa Sicilia, una terra perennemente alla ricerca di se stessa, che vorrebbe sconfiggere il nemico occulto ed imperante denominato “cosa nostra”, vorrebbe divincolarsi dal clientelismo politico dei “baroni”. Forse, fu proprio questo il sogno di Salvatore Giuliano “ù banditu”.
BASTIANCONTRARIO
Invia un Commento