Il resto della Sicilia
ADESSO E’ PROPRIO FINITA. IL BIRRIFICIO TRISCELE CHIUDE I BATTENTI
E’ in corso una istanza di fallimento. Ormai è certo: al posto dello storico birrificio, sorgerà un complesso di palazzi.
MESSINA – Invece del Piano industriale i lavoratori hanno trovato una istanza di fallimento con l’ottenimento di un concordato preventivo da parte della Triscele. Adesso è davvero finita e per i lavoratori è notte fonda. Dal primo gennaio 2013 scatteranno le mobilità e successivamente i licenziamenti. Oggi all’incontro in Prefettura, non si è presentato nessuno della Famiglia Faranda.
I rappresentanti dell’azienda hanno rappresentato ai sindacati ed al Prefetto, la volontà di non presentare nessun piano industriale e di conseguenza, la proroga della cassa integrazione straordinaria. Quello che si vociferava da tempo si è concretizzato: lì dove c’era l’unico birrificio della Sicilia, adesso sorgeranno dei palazzi e 41 famiglie non avranno più il sostegno economico per sopravvivere.
Dura la reazione della Fai Cisl per voce del suo segretario Generale Calogero Cipriano “E’ finita la telenovelas, purtroppo nel peggiore dei modi in quanto i lavoratori verranno licenziati dal primo gennaio. La città di Messina subisce un’altra grande ingiustizia, sacrificata sull’altare della speculazione”.
Su questo punto, il sindacalista non le manda a dire ed è fin troppo chiaro: “Un’operazione -sottolinea Cipriano- di puro interesse economico che avevamo denunciato sin dall’inizio. E’ palese che nel 2007 vi sia stato l’acquisto di un terreno e non di una fabbrica. Di salvatori della Patria, alla fine, non ne abbiamo visti”. Per i lavoratori, che già dai prossimi giorni decideranno le decisioni da intraprendere, potrebbe configurarsi, oltre alla perdita del lavoro, una enorme beffa: al momento del licenziamento, rischiano anche di non percepire il Tfr. A tale proposito, però, Cipriano promette battaglia: “E’ chiaro -sostiene- che ci difenderemo in tutte le sedi per poter accorciare i tempi di liquidazione e dare dignità ai lavoratori che oltre la beffa della famiglia Faranda rischiano di subire anche un danno economico. Stiamo parlando -conclude- di circa 2 milioni di euro che la proprietà deve corrispondere ai lavoratori”.
19 Dicembre 2012 – Vai alla fonte
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