Cronaca
TRIBUNALE DI MESSINA. Chiesto il rinvio a giudizio per l’on. De Luca ed altre 17 persone
L’inchiesta partì dopo la denuncia da parte del Wwf e dei consiglieri di opposizione, per una costruzione turistica a Fiumedinisi.
L’inchiesta che vede coinvolto il deputato regionale Cateno De Luca prosegue. Il procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro ed il sostituto Liliana Todaro hanno chiesto 18 rinvii a giudizio in merito alla vicenda sulla costruzione di un complesso turistico e la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf Fenapi. Al deputato regionale sono stati contestati i reati di abuso d’ufficio, tentata concussione e falso.
Chiesto il rinvio a giudizio anche per il fratello del leader di Sicilia Vera, Tindaro De Luca, il presidente della commissione edilizia Benedetto Parisi, il funzionario del comune di Fiumedinisi Pietro D’Anna. Tra gli indagati per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio risultano anche l’ex assessore del comune jonico, Paolo Crocè ed il vicesindaco Grazia Rasconà; i componenti della Commissione edilizia Angelo Caminiti, Fabio Nicita, Renzo Briguglio, Roberto Favosi e Carmelo Oliva. Chiesto il rinvio a giudizio anche del sindaco di Alì Terme, Carmelo Saitta, in qualità di presidente del Cda della Fenapi. La vicenda giudiziaria del deputato ed ex sindaco di Fiumedinisi, scaturisce dalla costruzione di un complesso turistico, realizzato in un terreno nel quale venne cambiata la destinazione d’uso nel periodo in cui De Luca era primo cittadino del comune jonico. Dopo l’arresto, il leader di Sicilia Vera si dimise dalla carica di sindaco, ma non ottenne la scarcerazione che arrivò successivamente, trasformata in divieto di dimora a Fiumedinisi che fu poi annullato in Cassazione.
De Luca finì nei guai giudiziari a causa della costruzione di un albergo con annesso centro benessere, sequestrate dagli inquirenti, da parte della società “Dioniso” e la realizzazione di centri di formazione permanente del Caf “Fenapi”, oltre all’edificazione di 16 alloggi da parte della coop “Mabel”. Opere realizzate nonostante la Regione siciliana avesse contestato, un anno prima, il Piano regolatore di Fiumedinisi, ritenendo che contenesse previsioni sovradimensionate. Ma la contestazione portò, comunque, il Comune a realizzare le opere ed a modificare la destinazione urbanistica della zona. La tentata concussione sarebbe stata commessa nei confronti dei proprietari di alcune aree da cedere, a volte a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato, per consentire alla Mabel la costruzione degli alloggi.
I reati di falso riguardano l’approvazione del progetto in variante dei lavori di costruzione eseguiti dalla “Dioniso” e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi, realizzati per incrementare il valore commerciale di alcune aree ricadenti nel progetto e riconducibili alla ditta il cui amministratore unico è proprio De Luca, che è anche fondatore e direttore generale della Fenapi. Il fratello, invece, è amministratore della cooperativa Mabel. Le indagini sono partite dopo le denuncie del Wwf e dei consiglieri comunali di opposizione, e condotte dalla sezione di polizia giudiziaria dei Vigili urbani di Messina.
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