Bastian Contrario
“Lettera” da Milano… sul Coronavirus
“La situazione è gravissima, la gente che muore da noi è molta di più di quanto viene divulgato nei TG”, questo è ciò che mi ha detto un furcese che mi ha raggiunto telefonicamente oggi. Le città maggiormente colpite dalla pandemia da lui menzionate sono: Milano, Bergamo, Codogno e Bresso.
Sempre secondo il furcese che è un attivo operatore in soccorso dei malati Coronavirus a Milano, “Nella città, ci sarebbe una forte e diffusa convinzione (non da adesso ma da lungo tempo) che a provocare il Coronavirus sia la tecnologia 5G e se al Sud ci sono stati molti meno casi lo si deve esclusivamente alla minore diffusione della stessa”.
Il messaggio, che non è certo una novità, è quello di “non abbassare la guardia perché questo grave momento durerà per almeno un anno”. Tuttavia, la speranza è quella di “rimanere uniti sotto la stessa bandiera perché solo così si potrà sconfiggere lo sconforto che sta portando a diversi suicidi”.
Ebbene, sappiamo tutti, che non solo il sindaco di Messina ma, per fare un esempio anche quello di Giardini Naxos, nel dubbio che il “5G” sia o possa essere in qualche modo dannoso all’uomo, ha vietato la sua installazione nella città da lui governata. Gli scienziati testimoniano che “La tecnologia 5G, per dare un accesso illimitato ad internet, potrebbe essere 100 volte più veloce del 4G. Per raggiungere queste meraviglie il 5G richiede una nuova tecnologia e nuove infrastrutture”. Ma questo, da solo, non dice nulla. Non mi permetto quindi di entrare nella tecnica del discorso per manifesta ignoranza nello specifico, ma certo stiamo parlando di un argomento che, se approfondito potrebbe dare risultati sorprendenti oltre che decisamente allarmanti.
Ma torniamo alla telefonata di oggi: “La gente vuole tornare a lavorare, perché il Governo non sta mandando quegli aiuti indispensabili alla sopravvivenza di attività e famiglie” continua il furcese. Ciò corrisponde con quanto accade ad esempio a Santa Teresa di Riva, dove il barista (Natale Luna, che menzioniamo solo quale esempio), vuole aprire la propria attività non il primo di giugno, come previsto dal Presidente Conte, ma il prossimo 4 maggio.
Concludendo: Se da una parte il rischio di un dilagarsi della pandemia, vista le scarsissime strutture ospedaliere presenti sul territorio regionale consigliano di prolungare la cosiddetta “Fase 1”, ciò anche considerando che persino la Germania sta avendo un dilagarsi dei contagi dopo la riapertura delle attività (“Fase 2”), la disperazione di un territorio già in difficoltà ben prima del diffondersi della pandemia e adesso al collasso economico, mettono alle strette, se non il Governo Nazionale di certo i sindaci. Primo fra tutti il primo cittadino di Messina, il quale, da “sceriffo” come veniva additato da taluni, adesso si fa portavoce dei tanti commercianti che stanno depositando le chiavi delle loro attività. E qui, si apre una fase molto rischiosa, nella quale tante precauzioni e persino una “banca dati” potrebbero o non potrebbero, bastare a permettere perlomeno la sopravvivenza anche fisica di migliaia di persone.
Il personale appello dello scrivente, alla luce di quanto ascoltato dalla viva voce del milanese, oltre che indirizzato al Presidente Conte ed al Presidente della Repubblica, (al quale ho già scritto in qualità di blogger di Sicilia), va al sindaco Cateno De Luca, che tanto sta facendo on prima persona. Quest’ultimo, in questi lunghi giorni mi ha inviato numerosissimi comunicati stampa a mezzo suoi addetti ma certo avrei avuto il piacere che rispondesse alle mie mail od a quelle inviate alla sua segreteria. L’appello a Conte e Mattarella, invece, (ben sapendo il pesantissimo carico di responsabilità che ricopre la propria posizione) è di una maggiore attenzione sulla reale distribuzione dei fondi e sui dettagli della delicatissima “Fase 2”.
Mi ripeto nel dire “Stiamo uniti sotto una stessa bandiera, nella concreta e convinta speranza di uscire da questo tremendo tunnel”, ma nel contempo, rimane da chiarire nelle giuste sedi quanto paventato sul rischio 5G.
Giovanni Bonarrigo
Invia un Commento