Roccalumera, Storie di Sicilia
Amarcord: la Fiat Cinquecento Giardiniera
Erano gli anni di “in ginocchio da te” e “Cuore matto”, gli anni del boom economico. Un’auto che non dimenticherò mai. La nostra famigliola, composta da quattro persone, negli anni ’70 la utilizzava per la scampagnata come per il lavoro quotidiano: stiamo parlando della mitica Cinquecento Giardiniera. Sulla nostra, i classici pneumatici da 12 pollici, all’acquisto avevano la striscia bianca. No. Non stiamo ovviamente parlando di una “gustosa” 500 elaborata Giannini né tantomeno una Abarth da pista, ma di una vero affettuoso “mulo di famiglia”. Ricordo che: “ribaltato il sedile posteriore, (come recitava all’epoca la pubblicità), si otteneva un vano di circa un metro cubo per un carico di 200 kg”.
LA MECCANICA. Telaio monoscocca in acciaio (per contenere il peso), e balestra trasversale all’avantreno. Quattro freni a tamburo. Cambio a quattro rapporti (senza sincronizzatore) più retro.
IL MOTORE. Motore e trazione posteriore. Dopo la cinquecento “Topolino” versione A del 1936, risolvendo molteplici problemi tecnici e costruttivi, come ad esempio il posizionamento di due prese d’aria per il motore subito dietro i cristalli laterali a scorrimento. Il due cilindri in linea a quattro tempi ad aste e bilancieri raffreddato ad aria della “500 F” del 1957, (era sempre posteriore ma a cilindri orizzontali e, interamente in allumunio), fu definito “motore a sogliola” poichè era ruotato di 90 gradi rispetto alla posizione tradizionale, venne adattato sotto il pavimento. Si accedeva ad esso aprendo una ampia botola. La cilindrata, che sull’alta era di 479 cc. che inizialmente erogava 13 cv di potenza, sulla “Giardiniera” ebbe un leggerissimo incremento di cavalli, cosa che non le giovò tantissimo, visto che “in certe salite ti potevano raggiungere a piedi”.
UNA VERA FAMILIARE. All’ingegner Dante Giacosa, proveniente dall’Ufficio motori d’aviazione, fu chiesto dalla Fiat di disegnare un’automobile che doveva costare poco, ancora meno della 600. Egli, raggiunse innumerevoli obiettivi con questo progetto che mise un tetto sulla testa e su quattro ruote gli italiani che non possedevano altro se non una Vespa o una Lambretta. La genialata del tetto in tela apribile sino ai posti posteriori, occasione anche nella necessità di carichi lunghi ed ingombranti.
Abbattuto la panchetta posteriore, diventava un furgone a tutti gli effetti. Se la nuova 500 era adatta dall’operaio al medico alla mamma con figli che andava a fare la spesa, la “Giardiniera”, in città come in paese, nelle strette stradine di campagna poteva facilitare il lavoro permettendosi il lusso di entrare dove per altre era impossibile.
AL VOLANTE. La Giardiniera, che negli anni fu costruita anche dalla Autobianchi, (oggi la chiameremmo “cinquecento station wagon”, ma la denominazione “Giardiniera” torna, per una versione 2021 che sostituirà l’attuale 500L). La vecchia, aveva due sole porte laterali (che aprivano controvento) e una grande porta posteriore “a frigorifero” per un ampio acceso bagagli. Una volta seduti all’ampio volante in bachelite con clacson centrale, un minuscolo quadro strumenti circolare, ridotto ad un tachimetro contachilometri e poche spie. Niente cinture di sicurezza (ancora non obbligatorie per legge, all’epoca), né poggiatesta. Se volevi un po’ d’aria “condizionata” in abitacolo, non serviva per forza abbassare (a manovella) il cristallo portiera, perché si poteva ruotare il deflettore triangolare. Dopo aver girato la chiave, tiravi le due levette sul tunnel centrale (una per l’aria e l’altra per la messa in moto) e, con i classici sussulti, il minuscolo motorino finalmente …rombava. Insomma, un vero tagliaerba! Dal benzinaio? “mi faccia cinquemila lire di normale”, gli si apriva il cofano anteriore dove era posta anche la ruota di scorta, il crick, la batteria, e… c’era anche spazio per qualche ulteriore piccolo bagaglio.
Non ho al momento trovato una 500 Giardiniera d’epoca da provare: mi sarebbe tanto piaciuto rivivere quelle emozioni di fanciullezza al volante, incuneandomi, io alto uno e ottantacinque, in una “scatolina” che ha rappresentato tanto amore per me e la mia famiglia. La mia prima auto? fu una Fiat Panda 45, di seconda mano… ma questa è un’altra storia.
(Nella foto: io a nove mesi con mio padre, mia madre e… la nostra “500 Giardiniera”)
GIOVANNI BONARRIGO – Mail: info@fogliodisicilia.it
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