Bastian Contrario
Giornata della Memoria
Il 27 gennaio è la giornata di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Una giornata da ricordare per fatti alquanto tragici che mai vorremo che abbiano a ripetersi. Giornata della Memoria, ricordando la liberazione degli ebrei dai campi di sterminio.
All’entrata del campo di concentramento di Auschwitz la celebre e beffarda scritta Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi). Pubblicai la prima volta un articolo sul tema in occasione del 65° anniversario dell’apertura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, riconosciuto come Giorno della Memoria. In quell’occasione, Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, rilasciava la seguente dichiarazione:
“Tenere viva la memoria di quel terribile crimine che fu la Shoah è importante per costruire un mondo migliore, un mondo che respinga per sempre la discriminazione, le torture e ogni forma di schiavitù. Un mondo in cui, fin da piccoli, bambine e bambini imparino a vedere in ogni persona innanzitutto l’essere umano, portatore di una dignità innata e titolare dei diritti universali. Un mondo in cui sempre più persone abbiano la lucidità di riconoscere e il coraggio di contrastare, fin dai primi sintomi, le violazioni dei diritti e la negazione dell’umanità altrui.”
“Proprio il ricordo della Shoah e la volontà di impedire per sempre il ripetersi di simili tragedie, sono stati il motivo per cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò, nel 1948, la Dichiarazione universale dei diritti umani. Difendere i diritti umani vuol dire aiutare a costruire un mondo in cui il ripetersi della Shoah non sia possibile, mai più.”
La “giornata della memoria”. Seconda guerra mondiale: dalle poche testimonianze che questo scrivente ha ascoltato dagli anziani, dai pochi libri che ha letto e dai pochi documentari e film che ha visto in questi anni, di tutte le tragedie subite dal genere umano in quegli anni, quella dei campi di sterminio nazisti ritengo sia la peggiore.
Della sola Polonia, il più famoso fu Auschwitz, ma ci furono anche Chelmno e Betzek e tanti altri. In Germania, perfino Buchenwald, che non viene ad oggi considerato un vero e proprio campo di sterminio, ma si sa che in esso vi era la camera a gas, dal luglio del 1937 si stima che vi morirono 56.545 persone. Molteplici sono gli esempi di “macchine di distruzione umana”. La Shoah, (termine ebraico che significa “sterminio”), perpetrata da Hitler in nome di una pazzesca “pulizia etnica” e di una altrettanto delirante idea di “razza ariana”, in realtà nascondeva un disegno di ben altro fine. Il dominio del genere umano.
ANTISEMITISMO E GENOCIDIO. Milioni di Ebrei, (spesso benestanti e stimati), privati prima delle loro abitazioni e dei loro averi, rinchiusi in ghetti come neanche cani randagi, deportati nei campi di concentramento, privati di ogni dignità, sottomessi a lavori forzati, vennero uccisi nelle camere a gas o fucilati, (uomini donne e bambini), senza nessuna pietà, senza battere ciglio. Montagne di cadaveri, fosse comuni, morte.
Ebbene, assieme agli Ebrei, (che è una appartenenza religiosa ma non per forza etnica, e bastava che una persona fosse stata anche per poco ebrea per essere perseguitata e uccisa), vennero deportate e trucidate anche altre categorie fra cui zingari, omosessuali e tutti gli altri oppositori del regime nazista.
Quindi, sperando che ogni nostra comunità odierna faccia proprio il messaggio, ripetiamo le ultime righe della dichiarazione di Christine Weise: “Difendere i diritti umani vuol dire aiutare a costruire un mondo in cui il ripetersi della Shoah non sia possibile, mai più”.
Giovanni Bonarrigo
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