Motori, Sport
EDDIE IRVINE: L’IRLANDESE VOLANTE CHE SFIDO’ AYRTON SENNA E SCHUMACHER
Oggi, è il caso di ricordare per il mondo dei motori il grande Sergio “PininFarina”, (scomparso lunedì scorso all’età di 85 anni), vero “Stilista” del Design automobilistico. Fra le vetture firmate da “Pinin” ricordiamo la indimenticabile Ferrari Testarossa del 1984 e la Enzo, ma tantissime furono le “Rosse di Maranello” che portano la mitica firma sulle fiancate. Fu infatti lo stesso Drake Enzo Ferrari – negli anno ’50 – a volerlo, perché lo riteneva il massimo. Pininfarina firmò anche vetture come la Fiat 124 Spider e alcune Alfa Romeo. Ma ancora una volta ci occupiamo della Formula 1 di qualche anno fa. Di uno ed i suoi funamboli del coraggio.
Piloti, non per forza fuoriclasse, che hanno lasciato con le loro gesta un fervente ricordo ed una incancellabile emozione nei tifosi di tutto il mondo. Non vi parleremo oggi di Magic Ayrton Senna e nemmeno del sette volte Campione del mondo Michael Schumacher, ma di Eddie Irvine (lo scudiero di Schumi). Un pilota sempre sulle righe, strafottente, irriverente. Non fu mai Campione del Mondo (avrebbe potuto laurearsi Campione nel 1999), eppure innumerevoli fans… fra cui tantissime donne, lo amarono e lo amano ancora.
Edmund Irvine jr. detto Eddie (Newtownards, 10 novembre 1965) è un ex pilota automobilistico nordirlandese. Dopo aver gareggiato per vari anni nelle categorie minori dell’automobilismo, vincendo il titolo di Formula Ford britannica nel 1987, riuscì a partecipare a dieci campionati di Formula 1, dal 1993 al 2002. Il suo debutto avvenne con la Jordan, scuderia con cui corse fino al 1995. Nel 1996 venne assunto dalla Ferrari e ottenne i suoi migliori risultati: quattro gare vinte e un secondo posto finale nella classifica piloti del Campionato di Formula 1 del 1999. Passato alla Jaguar Racing nel 2000, chiuse la carriera nella massima serie con il team inglese due stagioni più tardi.
Terminata l’esperienza in Formula 1 si ritirò dal mondo delle corse, dedicandosi alla gestione di varie società di sua proprietà. Irvine è, insieme a Bruce McLaren, il pilota ad aver ottenuto più vittorie nella massima serie senza aver mai realizzato una pole position.
Irvine cominciò a gareggiare con vetture da corsa nel 1983, incoraggiato dal padre; infatti il nord irlandese era inizialmente interessato alle moto, ma i genitori le ritenevano troppo pericolose e così il padre lo spinse a cimentarsi nella Formula Ford. Dopo aver partecipato ad alcune gare, nel 1984 vinse la sua prima corsa a Brands Hatch, dove si aggiudicò anche il premio come miglior pilota. Nel 1987, poi, ottenne un contratto con il team Van Diemen e riuscì a vincere in quell’anno il titolo di categoria, il Formula Ford Festival e il RAC Formula Ford.
FORMULA 1 – I primi anni in Jordan
1993
Irvine debuttò in Formula 1 nel Gran Premio del Giappone 1993, penultima gara della stagione, alla guida di una Jordan, cogliendo punti già alla prima corsa, con un sesto posto dopo essere partito dall’ottava piazza. Inoltre nel finale di gara si sdoppiò da Ayrton Senna, leader della corsa, e lo ostacolò provocando una sua reazione negativa. Nel dopo gara, infatti, a seguito anche di alcune dichiarazioni del nordirlandese, il brasiliano andò nei box Jordan e gli sferrò un pugno. Nel successivo appuntamento mondiale non riuscì a giungere al traguardo, in quanto fu costretto al ritiro dopo dieci giri per incidente.
1994
Nel 1994 fu confermato in Jordan. Al Gran Premio del Brasile innescò un incidente multiplo e la federazione lo multò per 10.000 dollari e lo squalificò per una gara. Presentò quindi un appello alla FIA e gli venne revocata la multa ma, anche a causa del comportamento del pilota, la squalifica venne prolungata a tre gare. Al suo ritorno andò subito a punti con un sesto posto, ma la parte centrale della stagione fu deludente e senza risultati, con cinque ritiri consecutivi e una settima piazza come miglior risultato. Inoltre al Gran Premio d’Italia si rese protagonista di un incidente al via che eliminò tre vetture e fu sospeso con la condizionale. Nelle ultime gare Irvine riuscì a conquistare cinque punti, concludendo la stagione al sedicesimo posto.
Sempre nel 1994 prese parte alla 24 Ore di Le Mans insieme allo statunitense Jeff Krosnoff e all’italiano Mauro Martini. I tre piloti avevano condotto la corsa fino a novanta minuti dalla fine quando, rallentati da problemi al cambio, furono costretti a concludere al 2º posto assoluto.
GLI ANNI IN FERRARI
1996
Approdato alla Ferrari, nonostante avesse provato poco la macchina durante l’inverno, Irvine ottenne al debutto un terzo posto. Dopo questo risultato giunse settimo in Brasile e si piazzò successivamente quinto in Argentina. Al Gran Premio d’Europa, mentre lottava al centro del gruppo e lamentava problemi di sovrasterzo e sottosterzo,[16] fu protagonista di un incidente con Olivier Panis che ne causò il ritiro. Nelle gare seguenti ottenne solo un quarto posto ad Imola e per otto volte consecutive fu costretto al ritiro, sia per errori propri che, in particolar modo, per problemi al cambio. Questa striscia negativa venne interrotta solamente al penultimo Gran Premio, in Portogallo, con un quinto posto. Irvine concluse quindi il campionato al decimo posto, con undici punti conquistati. Anni dopo descrisse la Ferrari F310 come una delle peggiori vetture da lui guidate in carriera.
1999
Fu la stagione 1999 quella che tutti i ferraristi ricorderanno con un Iravine addirittura in corsa per il titolo mondiale con la “F399”. Dopo lo sfortunato incidente occorso al caposquadra Schumacher in Gran Bretagna, dove (raccontarono le indiscrezioni), pare che fu una staccata tirata dallo stesso Irvine al tedesco a propiziarne l’incidente contro le barriere di protezione. Pare infatti che, Schumacher, memore di ciò (ristabilitosi dalle fratture alla gamba destra), sebbene dichiarandosi disponibile ad aiutarlo a conseguire l’alloro iridato… non lo avrebbe aiutato fino in fondo.
Il 1999 si aprì per Irvine con la prima vittoria in carriera in Formula 1: al Gran Premio d’Australia arrivò primo davanti a Frentzen e Ralf Schumacher, favorito anche dai ritiri delle due McLaren e da vari guasti avuti dal compagno di squadra che non andò oltre l’ottavo posto. Seguirono due gare avare di soddisfazioni, in quanto al Gran Premio del Brasile chiuse al quinto posto, anche a causa di un problema al serbatoio dell’aria delle valvole pneumatiche, e ad Imola un guasto al motore però ne causò il ritiro mentre occupava la terza posizione. Due settimane dopo, a Monaco, ottenne un secondo posto, contribuendo a realizzare una doppietta con il compagno di squadra. Dopo una quarta piazza al Gran Premio di Spagna, complice una brutta partenza e un circuito sfavorevole alla Ferrari, Irvine ottenne il terzo posto al Gran Premio del Canada facendo segnare, per la prima e unica volta in carriera, il giro più veloce.
Durante l’appuntamento mondiale in Gran Bretagna a metà luglio Schumacher subì un incidente che compromise la sua stagione, in quanto si era fratturato la gamba destra. Il nordirlandese divenne quindi il primo pilota della scuderia e gli venne affiancato Mika Salo. Nelle due gare seguenti Irvine ottenne due vittorie, anche grazie al compagno di squadra che si fece superare al Gran Premio di Germania consegnandogli la prima posizione, e fu quindi in grado di portarsi in testa alla classifica del campionato piloti. Mika Häkkinen riuscì, però, a recuperare tutto lo svantaggio accumulato e i due si ritrovarono con il medesimo punteggio al Gran Premio d’Europa con lo stesso punteggio. Durante la corsa disputatasi al Nurburgring Irvine concluse settimo a causa di un errore ai box, in quanto i meccanici Ferrari non riuscivano a trovare uno pneumatico e il pilota perse venti secondi.
Negli ultimi due Gran Premi ritornò in pista Michael Schumacher, che dichiarò di voler aiutare il compagno di squadra a conquistare il titolo. Al Gran Premio di Malesia, infatti, il tedesco diede un contributo determinante alla vittoria del nordirlandese, ma, dopo la gara, la Ferrari venne squalificata per deflettori non conformi al regolamento. Il team di Maranello ricorse poi in appello e gli furono restituiti i punti conquistati. Si arrivò quindi all’ultimo Gran Premio, con Irvine in vantaggio di quattro punti. Schumacher conquistò la pole position, ma, alla partenza, venne superato da Häkkinen, che non lasciò più il comando della gara, mentre Irvine, partito quinto, non andò oltre un terzo posto, concludendo così secondo nel mondiale, a due punti dal rivale finlandese. La Ferrari riuscì comunque a conquistare il titolo costruttori.
Alcuni anni dopo, però, rivelò che la sua squadra aveva interrotto lo sviluppo della vettura dopo l’infortunio di Schumacher e che i collaudi che venivano effettuati erano in realtà inutili e servivano solo per dimostrare che il team voleva aiutarlo a conquistare il titolo mondiale, ma la scuderia era, in realtà, già concentrata sulla stagione successiva.
05 Luglio 2012
Redazione
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