Storie di Sicilia
ROCCALUMERA. LA TORRE LUMERA: TORRE DIMENTICATA
Ecco le quattro strutture che risultano ufficialmente vincolate, da parte della Soprintendenza BB. CC. AA. di Messina, riguardante il Comune di Roccalumera:
1-) Torre Saracena; 2-) Filanda Papandrea, 3-) chiesa Madonna del Rosario, 4-) le miniere e l’intero borgo cinquecentesco della frazione Allume. Anche per chi è digiuno di storia locale e per chi non è addentro all’argomento, risultano veramente irrisorie le sole 4 strutture vincolate, per un Comune che di strutture da salvaguardare ne ha parecchie. Pensate che la Torre Saracena, divenuta simbolo di Roccalumera, fu vincolata solo nel 1990! mentre l’antica filanda Papandrea nel 1993!! (a questo proposito, perché non viene comprato anche il terreno che separa la filanda con la via Lungomare? Si potrebbe realizzare il doppio l’accesso e dare così ampio respiro alla bella struttura, unica nel suo genere. Prima che tale terreno venga edificato). Parecchie sono le strutture che, avendo un notevole valore storico-architettonico ed etno-antropologico, andrebbero vincolate a perenne salvaguardia. Ovviamente, porre il vincolo di tutela è solo l’inizio del percorso, poiché non basta, subito dopo occorre restaurare e consolidare queste strutture, al fine di renderle fruibili, stabili e visitabili, altrimenti l’opposizione del vincolo non serve a nulla e diventa solo un alibi. A cominciare dall’antica via Consolare Valeria, di origine romane, che anticamente collegava Messina con Catania, ancora oggi ben visibile, anche se in alcuni tratti è stata preclusa, a seguito di edificazioni, al passaggio. Questo tratto di strada che c’è a Roccalumera, è l’unico che ancora oggi si può riscontrare tra tutti i comuni della nostra riviera. In alcuni tratti della stradina sono distinguibili caratteristici angoli, con sottopassaggi e archi a tutto sesto. Questo sì che è un interessante itinerario culturale da rendere praticabile e vivibile, con possibili negozietti artigianali o altro, da sfruttare a fini turistico-commerciali. E poi, ancora, lungo lo stesso percorso c’è il Baglio, luogo impregnato di storie di pescatori, dove prospetta la chiesa del SS. Crocifisso, un contesto che andrebbe salvaguardato a 360° gradi.
E ancora, basta fare 4 passi lungo il paese per notare alcuni edifici di notevole valore storico-architettonico, fra tutti la maestosa villa Carrozza, e quella dei Fiorentino (entrambe in buone condizioni poiché utilizzate) e poi ancora, l’ex fabbrica dove venivano lavorati gli agrumi per estrarne l’acido citrico, dove ancora oggi al suo interno esistono parte delle strumentazioni e macchinari originali, di sicuro interesse etno-antropologico; per non dimenticare cosa rappresentava la coltura del limone negli anni passati La terza struttura vincolata dalla Soprintendenza di Messina, come dicevamo, è la chiesa Madonna del Rosario, che si trova ad Allume, antico borgo, anch’esso vincolato; e qui casca l’asino! Allume, antica frazione di Roccalumera, il cui nome deriva dalle miniere dove si estraeva l’allume (solfato di alluminio e potassio, utilizzato come colorante e in medicina come astringente; mentre i nostri contadini lo usavano per curare le ferite degli asini), è un vero scrigno di bellezza, con le strette e tortuose viuzze e case basse, un vero presepe naturale, ma non valorizzato e quindi in un certo senso fine a se stesso. Le miniere, di cui dicevo, sono in totale stato di abbandono e non sono fruibili. Certo che si potrebbe realizzare un percorso specifico, per fare visitare le antiche cave con le 12 caldaie di pietra, dove veniva cotta la terra per ricavarne l’allume e magari, realizzando un museo all’aperto, dove si possa, in qualche modo, riprodurre l’interessante percorso lavorativo. Qualche anno addietro è stata restaurata, sotto la sorveglianza della Soprintendenza, la chiesetta di S. Michele che è posta su un cucuzzolo di Allume e che fino al 1600 circa delimitava il territorio di Fiumedinisi (bosco di S. Michele) con quello di Roccalumera. Proprio attaccata alla chiesetta bizantina, c’è una torre di difesa denominata Lumera, (turri lumera) edificata verso il 1530, al costo di 200 onze, come c’informa il prof. Angelo Cascio, nel libro ”Allume e le sue miniere”, dai sigg. Rainazzi Strozzi e Leonardo Tebaldi, provenienti da Firenze, che erano allora proprietari delle miniere. Anche questa torre, pur essendo abbastanza conosciuta, non è vincolata. A pianta quadrata, come quelle realizzate in quel periodo, la torre conserva ancora in uno spigolo dei conci di pietra di cimino squadrata e lavorata, che fungevano da contrafforti, la copertura oggi è a tetto. La struttura è di modeste dimensioni ed è, come del resto le altre torri presenti della nostra riviera, abbandonata poichè pericolante; di conseguenza, il prezzo d’acquisto non dovrebbe essere proibitivo. Si potrebbe organizzare una raccolta fondi, (così come per la torre del Baglio di S.Teresa), per potere acquistare queste torri, che sono testimonianze importanti della nostra storia. Un’altra torre dalle caratteristiche strutturali simili, ma del 1508, costruita dal sig. Maresca di Messina, si trova nel Lungomare di S.Alessio Siculo, come m’informa l’amico Santino Mastroeni, ed è nascosta tra gli alberi e praticamente sconosciuta ai non addetti ai lavori. Alcuni mesi addietro l’avv. Gianni Miasi, quale Presidente dell’Unione di Comuni, su indicazione dell’Osservatorio ai beni culturali, ha inviato agli uffici della Soprintendenza di Messina, una lettera-sollecito dove informava l’Ente dell’esistenza di queste torri ed altro. Ancora oggi, se non vado errato, non è arrivata nessuna risposta. Dimenticavo, visto che siamo in zona, di menzionare la Torre di Locadi nel Comune di Pagliara, che, nonostante sia vincolata, versa in uno stato di totale degrado e rischia di crollare, anche questa, da un momento all’altro. Stendiamo sull’argomento un velo pietoso!
Salvatore Coglitore
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