Spettacolo e Cultura
ROCCALUMERA. Oggi, il secondo appuntamento dei “Teatri Corsari” all’Antica Filanda
CTS CENTRO TEATRALE SICILIANO
organismo di promozione e formazione del pubblico
Circuito Teatrale della Sicilia
Teatri Corsari
rassegna di drammaturgia contemporanea
Roccalumera, Antica Filanda (via Umberto 522)
venerdì 30 marzo, ore 21,00
ESSERE E NON ESSERE
omaggio a Carmelo Bene
di giancarlo dotto
interpretato e diretto da
pippo di marca
produzione
COMPAGNIA DEL METATEATRO, Roma
Secondo appuntamento di Teatri Corsari, rassegna di drammaturgia contemporanea all’Antica Filanda di Roccalumera.
Con questo spettacolo Pippo Di Marca rende omaggio a Carmelo Bene con una lettura scenica in cui ripercorre e intreccia il connubio inscindibile di passaggi artistici, vicende esistenziali straordinarie, geniali provocazioni estetiche e culturali da cui nasce e su cui si fonda la sua altissima lezione, il suo magistero di ‘vita-arte’, fino alle fasi ultime, segnate dalla malattia, dall’autoisolamento, dal rifiuto estremo del mondo: senza perdere mai lucidità, ma con un velo imprevisto, inedito, di scoramento, di ‘melancolia’, di rancore per tutti coloro che non l’avevano capito o s’erano rifiutati di farlo. E al culmine un grido di dolore e sprezzo estremi: Sono io che vi disconosco… “non siete voi che mi cacciate”. Il montaggio dei testi è ricavato da vari materiali, scritti e interviste di Carmelo e specialmente dalla parte finale del libro “Vita di Carmelo Bene” di Carmelo Bene e Giancarlo Dotto.
Nota di Pippo Di Marca
Mettiamola così, per non scomodare aure accademiche, a lui sommamente indigeste. Carmelo Bene mi è apparso per la prima volta nel ’65 al Teatro delle Muse di Roma. Fu un’apparizione folgorante, com’era nel suo stile, in una serata altrettanto spettacolare, sia in palcoscenico che in platea. Non ricordo che spettacolo fosse, Salomè o Pinocchio o La Cena delle Beffe (i suoi spettacoli erano unici, e in certo senso si somigliavano, recavano il suo inconfondibile marchio di musiche e colori e suoni forti e della sua straordinaria voce dalle mille modulazioni, quella che in seguito avrebbe chiamato phoné, o voce orchestra), oltretutto non arrivò alla fine. In platea, qualche fila davanti a me, c’era Visconti. Dopo pochi minuti cominciò a sbuffare, e a un certo punto si alzò, si avvolse nel suo mantello scuro e prese la via dell’uscita, mentre Carmelo, infuriato, gli gridava dietro: “Dove vai? Dove corri? Se oltrepassi quella porta resterai ignorante per sempre!” Era così nervoso che non riusciva a fermarsi, né peraltro ad andare avanti con lo spettacolo, che difatti fu interrotto. Quando si fu calmato e il pubblico protestando uscì dal teatro, andai nei camerini e lo trovai incredibilmente calmo, come se non fosse successo nulla. Questo era Carmelo: un uomo che s’accendeva e si spegneva, appariva e sapeva scomparire, l’uomo di teatro più o-sceno (fuori da qualsiasi schema o metodo teatrale precostituito, tradizionale o d’avanguardia che fosse) che abbia avuto l’Italia. Un artista debordante, che imponeva -in superficie- la sua Presenza, il suo ipertrofico, straordinario, carnale, fisico, corporeo Io scenico, il suo ESSERE e al tempo stesso -e, per così dire in profondità- un artista radicale al negativo, che lavorava per sottrazione, per cancellazioni, per una sorta di rigore estremo, di dimensione interiore alta, né metafisica né spirituale, ma di assoluta tensione morale e poetica nella sua totale a-moralità, nella sua ‘disperata’ anti-poesia, tutto proteso verso un NON ESSERE. Un gigante del teatro italiano del Novecento, un Maestro inimitabile e irraggiungibile, un maestro negato: poiché il suo magistero, come quello dei veri grandi, è unico e intrasmissibile; la poesia non si può insegnare; è un quid misterioso che però ha dato ad artisti di intere generazioni la forza di cercare il proprio mistero, la propria energia poetica. Questa ricerca permanente, inesausta è quello che Carmelo nelle tante frequentazioni che abbiamo avuto dopo quel primo incontro (una volta anche a Catania, nel 76, dove eravamo entrambi ospiti in una grande rassegna del teatro d’avanguardia organizzata da Nando Greco) mi ha lasciato, una predisposizione alla s-didattica teatrale. Ognuno poi prende il proprio cammino, è ovvio, ma certi amici, fratelli, certi compagni di strada ce li portiamo dentro, insostituibili, immarcescibili, e sentiamo il bisogno di continuare a parlarci, di omaggiarli: come faccio con questo spettacolo, Essere e Non Essere, che condivido con Giancarlo Dotto, senza dubbio il più caro amico e sodale di Carmelo per tutta la vita, autore del testo, peraltro ricavato da un libro-intervista (“Vita di Carmelo Bene”) che scrisse a quattro mani con lo stesso Carmelo.
Pippo Di Marca
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