Storie di Sicilia
“A Sciamagnata du’ Luniddì ‘i Pascha” (anno 1950)
“Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi”, recitava un antico detto. Se il giorno di Pasqua era usanza riunirsi in grandi tavolate fra famiglia e amici, era la Pasquetta che riuniva ancor più imponenti gruppi di ragazzi e ragazzette, provenienti di ogni dove.
Nel 1950, mio padre aveva tredici anni. Mi racconta di tanto in tanto che per la Pasquetta si usava andare nella collina sopra Rocchenere per fare la tradizionale “Sciampagnata cu ll’amici”.
Ci si portava dietro la “truscia” (un involucro di stoffa – “mappìna”– entro il quale vi era il contenitore con le pietanze preparate dalle mamme), per pranzare. Si mangiava sull’erba, poggiando il tutto sopra le tovaglie da tavola che ci si era portati da casa. Cosa si mangiava? Pasta al forno o al ragù, agnello, insalata… infine il dolce, che poteva essere: “agnidduzzu paschali”, fatto di pasta di mandorle, oppure anche “a cuddura cù ll’ova”, che veniva realizzata in casa con due o più uova sode. Ma c’era anche chi portava “l’ovu ì Pascha” di cioccolato.
Si, capitava anche che Pasqua coincidesse con il festeggiamento di un nuovo fidanzamento in famiglia, ed era una festa nella festa, una gioia nella gioia. In quei casi, dentro l’uovo di cioccolata ci si faceva mettere dentro dal pasticciere di fiducia un regalo “personalizzato”, per lui e per lei.
Certo, tutto questo si poteva fare… se il meteo lo permetteva, se non c’era “malu tempu”. Per questo, il giorno prima si consultava il “Che tempo fa” del mitico Colonnello Bernacca, (no, non c’erano all’epoca le signorine coscia lunga allora a raccontare di pioggia, nuvole o sole splendente).
NELLA FOTO, (CLICCA PER INGRANDIRLA), un classicissimo e spensierato gruppo di ragazzini (accompagnati da qualche maturo personaggio), fra i quali ho riconosciuto (contrassegnati con i numeri): Gino Bonarrigo, (n° 1, mio zio), Adele, (mia zia, n° 2), e Tano Sterrantino, (n° 3), e Carmelo Bonarrigo (n° 4, mio padre).
Redazione.
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