Storie di Sicilia
FIUMEDINISI E LE SUE ANTICHE TRADIZIONI MUSICALI
Per secoli la gente del luogo ha ricavato il proprio sostentamento dall’agricoltura e dalla pastorizia, attività ancora parzialmente praticate. Purtroppo il comune di Fiumedinisi, come quasi tutti i piccoli centri siciliani, dal secondo Dopoguerra in poi, è rimasto vittima di un notevole decremento demografico dovuto soprattutto all’emigrazione, naturale conseguenza della crisi che ha investito l’economia prevalentemente agricola. Fiumedinisi riesce tuttavia conservare , più che altri centri ionici, una sua marcata identità culturale e le sue tradizioni.
A proposito di Tradizioni, nella prefazione del libro di Grazia Magazzù dal quale traiamo queste informazioni, l’allora primo cittadino Cateno De Luca affermava: “La frenesia quotidiana dell’attuale società telematica ci allontanano inesorabilmente dalle nostre radici: viviamo sempre più in una società senza memoria. A Fiumedinisi, la metropoli nella quale sono nato – formato – plasmato, nella quale continuo a vivere con la mia famiglia e che dal maggio 2003 rappresento quale Sindaco, il tempo non è frenetico e robotico ma è meno dinamico e soprattutto più umano: per alcuni versi a Fiumedinisi il tempo si è fermato”.
Prestando uno squardo ai documenti sonori raccolti – quì è Grazia Magazzù a scrivere – si rimane colpiti dalla tradizione musicale quì presente, che sembra brillare per ricchezza di stili musicali, nel quadro complessivo della musica tradizionale della provincia di Messina.
Modelli vocali e strumentali di notevole interesse per lo studio etnomusicologico, quì documentati, lasciano pensare che questa cittadina, in passato, abbia rivestito un ruolo di produzione e di diffusione di una rilevante cultura musicale. Fiumedinisi è anche uno dei pochissimi centri in cui la musica tradizionale è ancora praticata; generi di canto e forme strumentali tutt’ora rilevabili si possono considerare rappresentativi della musica tradizionale del Messinese.
Il mondo sonoro di tradizione era in passato fortemente presente nella vita dei Fumedinisani, dalla nascita sino alla morte. La gente ricorda ancora lucidamente testi di ninne nanne, filastrocche e conte, e le intonazioni dei lamenti funebri, detti pianti a nota, con i quali si dava l’addio ai defunti. E’ elevato il numero dei cantori e cantatrici, suonatori e suonatrici, di cui si ha notizia, molti dei quali scomparsi o ormai non più attivi, ma comunque vivi nel ricordo collettivo.
Tra i repertori tuttora vitali, un posto fondamentale occupano i canti eseguiti nella festa della Vara, la “festa ranni” (grande) dedicata alla Madonna Annunziata, celebrazione realizzata con una complessa ritualità culminante con la Sacra rappresentazione cantata dell’Annunciazione.
Assai ragguardevole è la pratica del canto a due voci: ottave di endecasillabi vengono intonate da coppie di cantori, con un arcaico modello melodico. Appartengono ai repertori diffusi in provincia di Messina i canti a stornello, le poesie estemporanee, le forme di canto conosciute come santaluciota, carrittera, o semplicemente come canzuni, i repertori narrativi, molti dei quali non più in uso. Legati ad una visione del mondo in cui la religiosità e devozione offrivano, ieri più di oggi, una risposta ai molti interrogativi dell’uomo, assolvendo anche ad una funzione “regolativa” e rasserenatrice della vita, assai intonati furono in passato, oltre ai canti della festa Vara, altri generi di canto sacro, soprattutto rosari, novene e orazioni (rusari, nuveni e razioni), tamburo a cornice (tammureddu), organetto, fisarmonica, mandolino, mandola, chitarra.
Nel corso della ricerca è stato possibile intervistare, registrando le loro esecuzioni, i rappresentanti di una generazione di cantori e suonatori ricordati e tenuti tuttora in grande considerazione, la cui data di nascita si colloca per lo più tra il 1900 e il 1920. Il più delle volte è stata chiamata in causa dagli informatori la famiglia Sparacino (detta Tutana), costituita da tredici fratelli, tutti detentori di importanti saperi musicali tradizionali. Ancora vivamente ricordato è Carmelo Giardina (dù Pàliu) che fu abile suonatore di organetto, nonchè cantore. Grazia Naplone e Domenico Cicala sono considerati fra i più esperti nell’esecuzione delle “canzùni à ciuminisàna” (al modi di Fiumedinisi). Domenico Bertino, intervistato nel 1990 all’età di 85 anni, è stato una fonte preziosa di informazioni sulle consuetudini musicali locali. Poi i valenti suonatori di cordofoni, che si incontravano nei saloni dei barbieri per il loro apprendistato e per la loro pratica strumentale, tra i quali gli straordinari fratelli Vincenzo e Francesco Verardi (Merra). Infine bravi suonatori di tamburello, come Giuseppe Cicala (Moru), la cui perizia musicale è stata emulata dal figlio Domenico, giovane suonatore di percussioni, di mandolino e mandola.
TESTI POETICI E STRUTTURE MELODICHE
I testi dei canti tradizionali raccolti a Fiumedinisi sono componimenti poetici il cui verso preponderante è l’endecasillabo. Varianti di tali testi sono presenti nelle tradizioni musicali di numerosissimi centri siciliani. Quasi tutti i componimenti documentati trovano riscontro nelle principali raccolte di di poesia popolare siciliana.
Canti organizzati in ottave e sestine, i cui contenuti sono per lo più amorosi (o anche di nostalgia, rimostranza, ed altri sentimenti), vengono chiamati canzùni:
Mi dissiru mi cant e iò cantài
E mi cantu a li parenti mèi
Canzùni non nni sàcciu tant’assài
Nni sàcciu quattru cincu e puru sei
Mi dìssiru mi passu e iò passai
Passai davanti di l’amici mèi
Si nni voli ancora mi si canta lei.
.
I CANTI DELLA “FESTA DELLA VARA“
Rit. Evviva Maria
La nostra avvocata
Maria Annunziata
E chi la creò
.
Al grande Gabriele
Si dona il comando
Ed esso volando
A Te s’inchinò
.
Ed ecco all’istante
Alla prima favella
Per serva ed ancella
Maria si Stimò
.
Di grande umiltade
D’amore perfetto
Per madre diletta
Il Verbo ti amò
.
La Terra di Nisi
A Te gran Signora
Si china e t’onora
Per madre ti chiamò
.
Difendici intanto
O Somma Regina
Da ogni rovina
Difendici tu
.
O gente straniera
Facciamo festino
Che il Verbo divino
In Maria si inchinò
.
Già Fiumedinisi
Per madre e Regina
Ti onora e s’inchina
Per madre ti chiamò
……….
N.B. Testi e foto, sono tratti dal libro: “Il canto della Vara e le tradizioni musicali di Fiumedinisi”, di Grazia Magazzù, pubblicato nell’anno 2007.
Un Commento
Nina Di Nuzzo
Ho letto con interesse e ammirazione quanto sopra. Anche a me piace approfondire la Storia e non perdo occasioni. Grazie Giovanni per l’opportunità data.