Politica
PALERMO. Salgono a 27 gli indagati all’Ars. Forse è ora di staccare la spina
Il governo della Regione Sicilia ed i suoi politici, continuano a dare un’immagine dell’isola che alimenta i preconcetti nordisti.
Ormai è un dato acclarato: la credibilità dell’Assemblea Regionale Siciliana è persa. Non lo dicono i giornali o gli opinionisti, ma i fatti. Il governo che è nato sotto il segno della questione morale, passerà alla storia come quello degli indagati e delle manette. Fatto salvo il principio dell’innocenza fino a prova contraria, non era mai accaduto che al terzo anno di legislatura si sfiorasse quasi il record del 30% di deputati, tra indagati ed arrestati.
Un governo anomalo. A prescindere dall’ideologia politica, è chiaro a tutti ed è un dato oggettivo che in Sicilia stanno governando i partiti che hanno perso le elezioni e quelli che le hanno vinte sono all’opposizione. Questo grazie alla decisione del Pd che ha mascherato la voglia di poltrone con la “necessità di portare avanti le riforme in Sicilia”.
Non si salva nessuno. Da destra a sinistra, passando per l’Mpa, sono stati tutti indagati o condannati per reati vari che vanno dalla truffa, alla concussione, abuso d’ufficio, falso in bilancio, voto di scambio, concussione, bancarotta, associazione a delinquere finalizzata alla gestione di appalti, falso e concorso in associazione mafiosa. Si chiamano deputati, “onorevoli”, in base alla legge derivante dall’autonomia della Regione Sicilia, ma di onorevole c’è davvero ben poco in questo governo.
03 Dicembre 2011
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