Cronaca
ENNESIMO SBARCO DI CLANDESTINI A LAMPEDUSA. LA GUERRA IN LIBIA RISCHIA DI APRIRE UN NUOVO FRONTE
ANCORA DISPERSO UN BARCONE – E’ approdato a Lampedusa alle 7 di questa mattina il barcone “Chiaraluna” di Mazara del Vallo con a bordo 47 immigrati.
Malgrado le cattive condizioni del mare proseguono gli sbarchi di migranti dalle coste nordafricane e preoccupa la situazione in Libia, dove i manifestanti sono stati persino bombardati dal colonnello Gheddafi.
Altri due barconi carichi di migranti, in navigazione verso Lampedusa, sono stati avvistati dalla Guardia di Finanza. Le “carrette del mare” si trovano ancora a 60 miglia dall’isola, in acque di competenza tunisina. Nel Canale di Sicilia sono in corso le ricerche di un altro barcone che sarebbe partito 36 ore fa da Sfax e di cui non si hanno più notizie.
A dare l’allarme sono stati alcuni tunisini ospiti del Centro di accoglienza di Lampedusa, che hanno tentato inutilmente in queste ore di mettersi in contatto con l’imbarcazione attraverso il cellulare di alcuni loro conoscenti che li avevano avvisati prima della partenza.
Il barcone in questione potrebbe essere uno dei due avvistati in acque tunisine, magari dopo essere stato costretto a fare rientro a causa delle cattive condizioni del mare.
La rotta più battuta, fino ad ora, è quella che parte dalle coste tunisine, anche se la guerra civile in Libia rischia di aprire un nuovo “fronte” con l’assalto di migliaia di profughi. Da Bruxelles fanno sapere che finora “non risultano arrivi dalla Libia a Lampedusa” come ha detto a Bruxelles il portavoce di Cecilia Malmstrom, commissaria europea per gli affari interni.
Nel corso della giornata di ieri altri 197 tunisini avevano raggiunto l’isola. In questo momento, nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa si trovano meno di mille immigrati, dopo i massicci trasferimenti avvenuti a partire dal pomeriggio di ieri con un ponte aereo verso altri centri di Sicilia, Puglia e Calabria.
Gheddafi: “morte ai ratti ribelli” – Mentre la guerriglia dilaga, facendo sempre più morti tra i manifestanti che chiedono le dimissioni di Gheddafi, il Raìs parla, in diretta tv, ripulire, casa per casa, la Libia dai “ratti” drogati e pagati dai servizi stranieri per rovesciare il suo regime. Un leader che ha mostrato tutta la sua ira, che ha giurato di morire nella sua terra, da “martire” e che punirà con la morte i ribelli. Intanto, dal confine con l’Egitto, i soldati che hanno sposato la causa dei ribelli hanno detto che tutta la parte orientale della Libia è sfuggita ormai al controllo del regime. Gheddafi corre ai ripari e chiama la popolazione a manifestare domani per lui. Incita i giovani a creare comitati di difesa per proteggere strade, ponti e aeroporti. Infine, ai suoi sostenitori, ai poliziotti, all’esercito: “attaccate gli oppositori nei loro covi“.
Mercoledì 23 Febbraio 2011
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