Storie di Sicilia
CENNI STORICI SULLA TERRA DI SAVOCA E SUL CASALE DI CASALVECCHIO SICULO
L’origine di Savoca, con questo nome, viene fatta risalire al tempo dei normanni quando Ruggero II unì diversi villaggi saraceni sottoponendoli alla giurisdizione civile e religiosa dell’archimandrita di Messina. Il Fazzello (1) trattando nel 1558, della cittadella di Savoca, infatti scrive “…Dista dal litorale tre miglia ed è stata fondata più o meno cinquecento anni fa da Ruggero, conte di Sicilia, unendo alcuni villaggi saraceni con la rocca di Pentefur e assegnandola al cenobio del S. Salvadore di Messina e al suo archimandrita. Un altro noto studioso, Rocco Pirri (2), è dell’opinione che Savoca ha preso il nome dal fiume che ne attraversa il territorio (la stessa tesi del Fazzello) e “fa risalire la fondazione del paeseall’anno 1139, sotto titolo di baronia”.
Il termine Savoca, però, etimologicamente, secondo l’ipotesi più accreditata, è riconducibile alla pianta di Sambuco (in dialetto, Savucu) che, quì, proliferava spontaneamente.
“Pentefur” è sia il nome del quartiere anteriore a Savoca che quello di un castello (3) oggi in rovina, per l’ultima volta restaurato nel 1631, per merito dell’archimandrita Diego Requesens. Il vastissimo territorio che nel medioevo nel suo insieme, si chiamava “Terra di Savoca”, comprendeva quarantotto feudi di cui ventiquattro appartenevano all’archimandrita del SS. Salvadore di Messina, Signore della terra. Il territorio era compreso fra il torrente Pagliara e il torrente Agrò con penetrazione verso l’interno fino alle montagne di Castroreale e Santa Lucia del Mela. Facevano parte della “Terra di Savoca” i casali di Pagliara, Locadi, Casalvecchio, i villaggi di Antillo, Misserio, Palmolio e varie contrade costituite da gruppi di casesparse che, in parte, costituivano la marina di Savoca.
Tale situazione era ancora attuale nel 1757, quando Vito Amico alla voce “Savoca” scrive “…Sonopromossi al governo di Savoca quattro curatori, l’inquisitore dei misfatti, ed il secreto, segnati dal razionale del regno; aggiungasi i giudici all’inquisitore, il sindaco ai curatori. E’ recinto ai casali, dei quali sono alcuni situati da occidente, altri da oriente e da settentrione; e noi ne parliamo particolarmente nelle voci loro proprie, denominandosi Casalvecchio, Pagliara, Antillo, Missano, Locadi, Palmolio. Van soggetti al magistrato di Savoca, siccome municipi, e colle leggi di Savoca si dirigono. Viene poi sopra i casali e sopra Savoca, anche per Signore temporale l’archimandrita…”. (4)
Nel 1812, con l’abolizione della feudalità in Sicilia, scompare il vecchio ordine e, nel 1817, sotto i Borboni, nascono i moderni Comuni con la figura del Sindaco e del Decurionato.
Casalvecchio fu il più antico popolato casale della “Terra di Savoca”. In un lontano passato, per indicarne l’origine più antica rispetto ai casali viciniori, fu chiamato “Casali Vecchiu”. Con tal etimo compare nei censimenti e negli atti parrocchiali del XVI secolo con accanto la dizione “casali di la terra di Savoca”. Sotto i saraceni, pare si chiamasse Calatabierh (5). Vito Amico precisa: “è incerta la popolazione nei trascorsi secoli, poichè computavasi tra i municipi di Savoca, ma nel 1713 furono separatamante le case di Casalvecchio in numero do 500, e gli abitanti in numero di 1882”.
Secondo una fascinosa ipotesi del cappuccino P. Giampietro da Santa Teresa, il riferito termine greco Calhatabiet, con il quale il “Casale” compare per la prima volta nei documenti, altro non è che la trasposizione del nome di derivazione punico-cartaginese “Kalghata-Biet”. Kalghata significherebbe “Erectus Locus”, mentre il suffisso “Biet” sarebbe il nome della famiglia che colonizzò i luoghi (6).
Nei documenti archivistici si riscontra solo il termine latino “Rus Vetus”. L’esistenza del casale, chiaramente documentata al tempo di Ruggero II quando era computato fra i “Saracinorum pagi” della terra di Savoca e della giurisdizione archimandritale, ha dunque più antiche origini, addirittura anteriori al periodo bizantino. Nel censimento del 1584 Casalvecchio, perchè centro intensamente popolato, era censito a parte con le contrade vicine ma ancora come “casali di la terra di Savoca”. In quell’anno furono contate n. 271 case e 1270 anime (7). Il Centro urbano sorge alle falde del Monte S. Elia: è intersecato da piccoli valloni e interessato dalla presenza di diverse sorgive d’acqua. La presenza d’acqua e l’ubicazione amena e panoramica, attirarono quì i primi colonizzatori.
Due piazze contraddistinguevano il centro urbano di Casalvecchio: la Piazza Vecchia (citata in documenti del XVIII secolo che riguardano alcune delle famiglie notabili del paese che vi abitavano) e il quartiere inteso la Piazza di più rilevante consistenza demografica. Popolato era, nel XV secolo, il quartiere degli Zoiri (8), nella parte alta del paese, dove sorgevano le case “terrane” dei villici del paese.
Dal punto di vista storico, va rimarcato che, nel medioevo, negli atti scritti i casali non erano, specie nelle corrispondenze diplomatiche con luoghi lontani e segnatamente Palermo, chiamati con il loro nome, ma compresi genericamente nella “Terra di Savoca”. Domenico Puzzolo Sigillo (9), originario di Casalvecchio Siculo, in merito scrive:
“…i Saracinorum Pagi furono raggruppati sotto la comune denominazione di Savoca; poichè nei documenti, nei diplomi, negli scarsi avvenimenti storici a cui tutti questi paesi parteciparono, non si parla di alcuno di essi paesi, ma si fa cenno complessivamente di Savoca; Lo studiosorimarca che con il nome di Savoca si sia chiamato anche Casalvecchio, basterebbe a provarlo il fatto che oltre questo centro abitato, vi è un’intera contrada, già borgo, chiamata “Acqua Saqua” che significa Acqua Savoca” (10).
Gli atti delle chiese di Casalvecchio dal 1602 al 1682 cono, conservati presso l’archivio parrocchiale di Savoca. Consistono in molteplici registri dove trascritti gli atti di battesimo, matrimonio e morte riguardanti, principalmente, la Chiesa di Sant’Onofrio. I sacerdoti (curati e cappellani) intervengono negli atti quali delegati dell’arciprete di Savoca. Alla fine del ‘660, i casali di Savoca cominciarono ad emanciparsi; all’inizio del ‘700, Casalvecchio è un centro autonomo con locali amministratori della cosa pubblica: la dipendenza da Savoca si riduce soltanto al Capitano di giustizia e all’arcipretura, istituzioni dalle quali si rese indipendente, rispettivamente, nel 1793 e nel 1795 (11).
Nel 1798 il paese contava ben 3633 abitanti; dal 1862 è chiamato “Casalvecchio Siculo”.
Fra i monumenti di Casalvecchio Siculo è universalmente nota l’abbazia Arabo-Normanna dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò (XII sec.) i quali facevano parte di un convento basiliano già esistente in epoca bizantina e riedificato dal Ruggero Conte il Normanno nel 1117.
Nel mueso parrocchiale è conservata una piccola campana datata 1339, sulla quale è impresso il nome Antonio Chileme, la cui fabbricazione potrebbe essere opera di maestranze locali.
In Casalvecchio era ubicato, alla fine del 600, il carcere della “Terra di Savoca”, come abbiamo riscontratoin atti dell’archivio parrocchiale di Savoca.
1) Fazzello Tomaso, De Rebus Siculus, Dec. I, Panormi, 1558. L’edizione da noi consultata è: Tommaso Fazello, “Storia di Sicilia”, curata dalla facoltà di Lettere dell’università di Palermo e stampata nel 1990 a cura della Regione Siciliana, vol. II, pag. 155.
2) Rocco Pirri, “Sicilia Sacra”, Palermo MDCCXXXIII, pag. 998.
3) Sul castello e sull’etimo “Pentefur” segnaliamo l’importante studio di C. Micalizzi, “Pentefur o dei cinque viaggi”, in Peloro 2011, Messina 2002, pp. 65-79.
4) Vito Amico, “Lexicom topographicum siculum”, Palermo 1757, tradotto dal latino e annotato da Gioacchino Di Marzo, vol. II. Palermo 1856, pagg.455-456.
5) Vito Amico, “Dizionario Topografico della Sicilia”, vol. I, pag. 250.
6) Cfr. anche P. Giampietro da S. Teresa, “Medioevo e feudalesimo nella Sicilia orientale”, dattiloscritto, vol. 8, pag. 374, anno 1994.
7) Cfr. ASPa, Tribunale Real Patrimonio, anno 1584, busta n. 1638, “Descrizioni delle anime e casali del Casale vecchiu, casali di Savoca fatta per Presti Simone Curchio, Joannj Finocchio, Jac. Puzolo deputati e Jandomenico Mazullo scrivano”.
8) Zzorio, nel dialetto antico, significa appunto villano, zotico; in senso spregiativo e ingiurioso.
9) Puzzolo Sigillo nacque a Casalvecchio nel 1873 e morì, in Messina, nel 1962. Avvocato – Direttore dell’Archivio di Stato di Messina, per diversi anni fu autore di pubblicazioni di storia locale di sicuro valore, alcune delle quali si riferiscono alla nostra zona.
10) Puzzolo Sigillo Domenico, “Monografia su Casalvecchio Siculo”, pubblicata da Francesco Nicotra in “Dizionario illustrato dei Comuni Siciliani” vol. II, Palermo, 1909, pag. 347.
11) Ibidem, pag. 252, lo studioso casalvetino ha pubblicato “un real dispaccio” datato Napoli 6 luglio 1793 con il quale il re accoglie la domanda dell’Università di Casalvecchio di essere esercitata, dietro versamento di un’ingente somma di denaro, dalla Giurisdizione Criminale che la corte di Savoca esercita con la nomina di un proprio capitano. Si fa cenno, pure, ad una bolla del 24 dicembre 1795, con la quale la Chiesa di S. Onofrio viene eletta in “…locale archipresbiterale Matrice, assolutamente indipendente da quella di Savoca”.
Testi tratti dal libro “La presenza ebraica nella terra si Savoca e dintorni” di Santo Lombardo, pubblicato dal Comune di Savoca nel 2006.
– Ricerche storiche di Redazione
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