Roccalumera, Storie di Sicilia
ROCCALUMERA. LA TORRE DI GUARDIA DETTA “SARACENA”
Traendo spunto dal singolare ritrovamento di Gianni Toscano, in un mercatino di Bergamo, di una stampa di fine ottocento (foto in basso, mentre l’immagine a lato si riferisce ad una cartolina degli anni ’60), che ritrae la Torre Sollima di Roccalumera, abbiamo pensato di proporre ai nostri lettori ulteriori approfondimenti su quella che era, fra il Capo Sant’Alessio e il Capo Alì, la più grande e ben fatta di queste opere difensive. Per fare ciò abbiamo preso spunto da alcune interessanti note storiche tratte dal libro “Scuderia Ficara dal 1965”, volume nel quale vengono riportate interessanti notizie a cura di Claudio Argiroffi e del professor Angelo Cascio, che riteniamo sia corretto menzionare e ringraziare.
FUNZIONE DELLE TORRI
Prima di entrare nel dettaglio e trattare l’argomento credo sia opportuno, a beneficio di quanti non ne siano al corrente, accennare brevemente a quale fosse la funzione di questa e delle altre torri sparse lungo il nostro litorale.
Situate i prossimità della spiaggia, queste facevano parte di un sistema difensivo messo a punto per proteggere il territorio ed i suoi abitanti dalle scorribande dei pirati che, fino alla metà del XVI secolo, infestavano i nostri mari. Torri di difesa e avvistamento che venivano erette ad una distanza tale, una dall’altra, per meglio consentire la comunicazione fra di esse. Di sezione quadrata o cilindrica e di varie dimensioni erano tutte sistemate in prossimità della spiaggia e, oltre all’avvistamento e la prima difesa, le più ampie, potevano offrire rifugio ai contadini del posto.
Alcune, dette “cavallare”, avevano un guardiano dotato di cavallo che giorno e notte controllava il tratto di mare antistante la torre e, in caso di avvistamento di vascelli pirata, aveva il compito di dare l’allarme agli abitanti e alle altre torri, segnalando il pericolo con il suono di un corno o a colpi di archibugio. Dei segnali visivi di vario genere erano trasmessi da torre a torre, mediante l’utilizzo di fuochi o segnali luminosi.
E nella torre Sollima un “cavallaro” ci doveva essere, stante a quanto attestano alcuni documenti del 1653 che registrano delle uscite dell’Università di Roccalumera dove risulta il pagamento di 12 once come salario annuale per la custodia di questa.
LE FONTI
Stando alle fonti dell’epoca, la Torre di Roccalumera, era, fra quelle della nostra zona, “…la più forte e la più ben fatta…”. Così infatti la definì, nel 1583 l’architetto Camillo Camillani, incaricato dal governo spagnolo di censire tutte le torri sparse sulle coste siciliane allo scopo di organizzare un nuovo piano di difesa costiera.
Intento simile ebbe, in una opera precedente, Tiburzio Spanoqui (Cavaliere dell’Ordine di S. Giovanni) che nel 1578 così scrive a riguardo della torre: « … da Santo Alessio a Capo Grosso (Capo Alì) sono però di parere che si tenesse guardia alla torre di Sollima che viene a basso alla marina et è posta in mezzo di questo spatio la quale è molto alta et sarà lontana da Capo Grosso circa 5 miglia e altrettanto da Santo Alessio… »
LA TORRE DI GUARDIA DI ROCCALUMERA
Erroneamente chiamata al giorno d’oggi “Saracena”, sorgeva nella contrada dalla quale, spesso, prese il nome e così fu definita anche “Ficara” o *_“Ficarra”_, “Palma”, poi “Zia Paola” e anche semplicemente “Torre” nel ventennio fascista.
Nel documento sopra citato la torre viene citata con il nome di “Sollima”, dalla famiglia nobile messinese che si insediò nella Marina di Pagliara e sul finire del XV secolo la costruì insieme al palazzo di residenza. In altre fonti appare anche come Torre “Ficarra”, toponimo che potrebbe avere origine dall’arabo “Fakhar” che significa potente, importante. In epoca successiva, fra il ’700 e l’ ’800, nei documenti viene riportata come “Torre ‘Za Paola”, dalla nome della donna che, nelle vicinanze di questa, gestiva una locanda dove i viaggiatori del tempo ristoro o, quando il torrente Pagliara non poteva essere guadato, alloggio per la notte.
Di origine ben più antica la denominazione di “Palma”, di epoca romana, e anche in questo caso la torre prende il nome della località nella quale sorgeva. “Tamaricium et Palmarium” era una stazione di posta citata in diverse fonti antiche, toponimo che sopravvive, con il semplice nome di Palme, fino al tempo della dominazione araba e anche successivamente.
Dopo la definitiva scomparsa della pirateria, la torre perse la sua preminente funzione di difesa e, in epoca successiva al 1830, nel muro vennero aperte delle finestre più ampie – inutili ormai le piccole aperture necessarie alla sola funzione di avvistare e trasmettere segnali – ed una più agevole porta d’ingresso.
Ulteriori modifiche vennero apportate nel 1860, quando venne installato il telegrafo ad asta. Da un documento dell’epoca risulta infatti che, il 28 giugno 1860, da Barcellona alla Zia Paola venne trasportato, per la via montana Barcellona-Castroreale-Mandanici-Roccalumera, un ufficiale di telegrafia.
LA CONTRADA DELLE TORRI
Anche se unica superstite la Torre Sollima non era la sola edificata nella Marina di Pagliara. Altre ne risultano nelle vicinanze: altre due ve ne erano in contrada Ficarra e in contrada Pagliarino si trovava una torretta. In un documento del 1623 ne risultano i proprietari:
- GIANFRANCO LO GIUDICE, messinese abitante in Messina, «… teni in suo loco nella contrada della Ficara consistenti in turri, magazzeni, fundaco e furno…»
- DONNAMARIA PAGLIARINO messinese abitante in Messina, «… teni in suo loco inlo territorio delli Pagliara alla contrada di Pagliarino, consistenti in vigne, ceusa, magazzeni, torretta e baglio…»
- GIANNI DOMENICO DI BALSAMO, messinese abitante in Messina, «… teni in suo loco in lo ditto territorio, consistenti in turri, magazzeni, celsi…»
Da questo elenco di beni e proprietà risulta confermata la rapida ascesa che ebbe l’Università di Pagliara, la prima a staccarsi dal domino della baronia di savoca, e della sua marina, luogo scelto dalle famiglie facoltose di Messina per intraprendere i loro affari commerciali. Le piantagioni, i bagli, le locande, i fondaci e le torri a protezione di esse sono la testimonianza di una tendenza che spinse gli interessi economici delle famiglie facoltose della zona a spostarsi dalle rocche collinari verso le ormai sempre più sicure zone costiere.
Su Furcisiculo.net alcune FOTO (ed un disegno) della torre.
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