Roccalumera, Storie di Sicilia
DALLA UNIVERSITAS ROCCAE ALUMARIAE ALLA NASCITA DEL COMUNE DI SAN FERDINANDO
L’UNIVERSITAS ROCCAE ALUMARIAE
Nel lato nord il marchesato di Roccalumera comprendeva anche la parte di terrritorio che in seguito al R.D. 18 dicembre 1849 n. 1405 formò il nuovo Comune di San Ferdinando, denominato successivamente Nizza di Sicilia.
Dagli inizi del 1600 e fino alla caduta del feudalesimo in Sicilia, Nizza fece parte, appunto, del marchesato e, anzi, ne fu la parte più impoerante: Giovanni La Rocca vi costruì il castello, la torre e la chiesa (cioè il centro politico, amministrativo e religioso), dopo aver comprato nel 1606, per la somma di 9.250 ducati, le miniere e le vene di allume site in territorio di Fiumedinisi e dopo aver ottenuto, nel 1608, anche la facoltà di popolare e, quindi, di istituirvi l’università con la denominazione, appunto, di Universitas Roccae Alumariae.
La nascita dei Comuni voluta con la legge 1° maggio 1816 non modificò il territorio dell’ormai ex marchesato, perchè Nizza continuò a far parte della Nuova Comune di Roccalumera.
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LA NASCITA DEL COMUNE DI SAN FERDINANDO
E’ stato poi, trentatrè anni dopo, con Regio Decreto 18 dicembre 1849 n. 1405 che Nizza ha acquistato una sua autonoma fisionomia amministrativa. Infatti l’articolo 1 stabiliva che a partire dal 1° gennaio 1851 i quartieri di Roccalumera e di Fiumedinisi sarebbero stati separati dall’amministrazione dei rispettivi Comuni, assumendo il nome di San Ferdinando.
Tale separazione era stata fortemente voluta dagli abitanti dei due quartieri marini di entrambi i Comuni di Roccalumera e di Fiumedinisi, che si erano rivolti al Re Ferdinando II già nel 1846, dimostrandogli anche che “ascendendo” la popolazione delle marine a “quasi tremille”, era in grado di autoamministrarsi. In pratica, cioè, erano presenti tutti i requisiti voluti e previsti dagli articoli 9 e 10 della legge citata. In più si aggiungeva che essi proponevano il nome di San Ferdinando per l’auspicato istituendo Comune, proprio in onore del Re che nel 1846 era transitato per quelle contrade.
Le due municipalità, Roccalumera e Fiumedinisi, cercarono ovviamente di contrastare tale decisione. Con lettera del 21 ottobre 1846 i Decurioni di Roccalumera scrissero al Ministro per gli Affari Interni manifestandogli tutto il loro disappunto e le loro obiezioni, finalizzate al rigetto della supplica degli abitanti delle due marine.
Purtoppo, però, sia l’Intendente che il Consiglio i Intendenza espressero il loro autorevole parere a favore dell’accoglimento della richiesta delle marine, sì che col citato decreto n. 1405 del 1849 si dispose che il Ministro per gli Affari di Sicilia ed il Duca di Taormina, Luogotenente Generale dell’Isola, dettassero le opportune istruzioni affinchè fra i Comuni di San Ferdinando, Roccalumera e Fiumedinisi si eseguissero le assegnazioni di territorio, le demarcazioni dei rispettivi confini e la ripartizione dei beni e dei pesi patrimoniali in ragione del corrispondente numero di abitanti.
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LE VICENDE DELLA SEPARAZIONE AMMINISTRATIVA
Il 4 maggio 1950, cosciente delle difficoltà economiche che sarebbero derivate al Comune in conseguenza delle previste separazioni territoriali, il Collegio Decurionale deliberò di richiedere la soppressione del Comune di Roccalumera e la sua aggregazione al nuovo Comune di San Ferdinando, che aveva avuto più della metà della popolazione, cioè circa 1.250 abitanti su un totale stimato di 2.407.
Suggeriva, inoltre, di designare il quartiere Ceneri come centrale a tutti gli altri quartieri dei due Comuni, proprio per la sua posizione sulla strada rotabile, oltre al fatto che in esso si trovava ubicata la Cancelleria comunale.
Infine richiedeva che, in onore all’augusta persona del Re, fosse confermato il nome di San Ferdinando per la nuova unità amministativa che si sarebbe formata. Intanto, però, l’intendenza dela provincia di Messina avviava ugualmente le operazioni necessarie ed i rilievi territoriali per giungere alla separazione delle due entità.
Così, il 9 agosto del 1850, al Alì, il barone don Gioacchino Calcagno Pisano, consigliere dell’intendenza di Messina, firmò il verbale di divisione dei confini tra i due Comuni e di conseguente assegnazione dei rispettivi territori.
In proporzione al numero di abitanti, che risultava essere di 1.234 soltanto per la parte relativa alla marina di Roccalumera, al neonato Comune di San Ferdinando venne assegnata “la porzione del territorio dalla parte d’oriente incominciando dall’abitato stesso del novello comune di San Ferdinando sino al Ponticello così detto Corbitto della strada provinciale, salice in mezzo al confine che divide le due proprietà del Principe Mola, e signori Interdonato, continua salendo lungo un viottolo che si distende fino alla sommità della collina: include per San Ferdinando quella parte che guarda tramontana e lascia per Roccalumera quella di mezzo giorno sino a giungere dietro all’abitato di Roccalumera, toccando il confine territoriale di fiumedinisi, e scende lungo il detto confine sino a toccare il torrente Roccalumera; da questo punto salisce lungo l’alveo stesso fino al punto ove confluiscono li due valloni Romello e Nocito sino al punto denominato Tommasa, continua salendo per quest’ultimo vallone sino al monte Biondo confine di Mandanici, Pagliara e Roccalumera; scende verso il territorio di Fiumedinisi attaccando il bosco di proprietà di questa Comune, includendo tutto il bosco del Principe Alcontres entro il territorio di Roccalumera”.
Due giorni dopo, 11 agosto, il Collegio dei Decurioni di Roccalumera, prendendo atto della divisione effettuata, deliberò a maggioranza di otto voti contro uno di accettare i nuovi limiti territoriali, anche se, certamente, con l’amarezza e la delusione per una decisione sovrana che veniva subita, non accettata passivamente. L’atto di orgoglio di Don Gatano La Rocca, che rifiutò di firmare la delibera decurionale, ne era la riprova più autentica, più sincera e più immediata.
Con lettera del 17 luglio 1852 il Luogotenente Generale duca di Taormina comunicò al Ministro per gli Affari di Sicilia che la Consulta dell’Isola aveva dato parere favorevole al progetto di ripartizione territoriale presentato dal Consigliere don GioacchinoCalcagno Pisano, in forza del quale si assegnava al Comune di San Ferdinando un quinto del territorio di Fiumedinisi ed una metà di quello di Roccalumera. Comunicava, inoltre, che la Consulta faceva propria la raccomandazione del Consiglio di Intendenza (espressa a maggio del 1851), che cioè non si permettesse la riunione dei due Comuni di Roccalumera e San Ferdinando, raccomandazione cui lo stesso Luogotenente si uniformava.
La decisione fu poi quella di tenere separate le due entità amministrative, cosa che avvenne con rescritto sovrano del 15 luglio 1852.
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Continua…
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NOTA: Testo (e foto), tratto dal libro “Roccalumera un paese da vivere, la memoria recuperata” (1997) di Alfio Seminara, a sua volta realizzato attingendo a documenti storici di proprietà del Prof. Angelo Cascio.
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