Spiritualità
Profilo di Padre Giammaria da Casalvecchio (di Giuseppe Scarvaglieri)
Il 21 novembre del 1886, nasceva Luciano Puzzolo figlio di Domenico e di Maria Calabrò. Il piccolo Luciano era i primo di parecchi fratelli, e già il giorno successivo alla nascita è portato in chiesa per essere battezzato. Era usanza, peraltro, in quel tempo, e i parroci se ne facevano promotori, che il battesimo fosse amministrato ai bambini molto presto, per via della forte mortalità infantile che allora era molto alta.
La sua nascita avviene in Casalvecchio Siculo che è un piccolo comune della Sicilia con circa 900 abitanti che rimane entro i confini della provincia di Messina. Il centro abitato è situato sulla costa del monte Sant’Elia a 370 metri s.l.m. Seguendo l’andamento del terreno, il paese ha caratteristiche prettamente medioevali con un susseguirsi e incrociarsi di viuzze che si dipanano spesso in sottopassi tipici dell’architettura medievale spagnola. Dalle sue varie terrazze si può ammirare un notevole panorama che spazia dallo stretto di Messina alla costa calabrese fino ad uno scorcio dell’Etna passando per le caratteristiche biforcazioni di Savoca.
I suoi primi anni scorrono, ovviamente, nella casa paterna che si presenta modesta, nella sua struttura e ampiezza, ma dotata di un secondo piano cui si accedeva per una scala esterna, mentre il piano inferiore era adibito a stalla e a ripostiglio. Il bambino era circondato dalle solite cure e attenzioni che ogni mamma rivolge ai propri piccoli, dal nutrimento alle forme elementari di comunicazione di amore e di affetto.
A lui la madre incominciava a trasmettere, assieme al latte materno, i primi rudimenti della dottrina cristiana. Il padre con il suo duro lavoro nei campi sosteneva la famigliola e normalmente s’interessava ai temi della conduzione economica della famiglia e alle grandi decisioni della vita dei figli. Spesso trasmetteva la propria professione, ma non prima che i figli avessero frequentato le scuole elementari, perché, come avrebbe detto Renzo di manzoniana memori, avessero appreso a far di conti.
Comunque il piccolo Luciano cresceva attorniato dagli affetti dei genitori, ma anche da quelli dei parenti e vicini, nonché quelli dei coetanei e compagni di gioco. Tutto l’ambiente circostante, del resto, trasmetteva i massaggi culturali e tradizionali che, prevalentemente, rientravano nel contesto formativo cristiano dei piccoli centri dell’entroterra siciliano intorno alla fine del secolo decimonono.
LA FANCIULLEZZA
I momenti importanti della fanciullezza erano l’iniziazione cristiana dei ragazzi che era cura della parrocchia attraverso i collaboratori e i primi doveri scolastici con la scuola in cui i bambini già erano impegnati fin dal sesto anno d’età fino agli undici anni. Tutto questo per il piccolo Luciano sarà andato in modo normale e consueto, come per tutti i suoi coetanei.
In quell’età spesso i ragazzi sentono in modo vivo l’amicizia con Gesù che diventa per loro, anche senza rendersene conto, una persona di riferimento. Ciò dipende sia dalla psicologia dei ragazzi, ma spesso anche dalla terminologia che i catechisti usano per farsi capire meglio. Comunque i ragazzi frequentano la chiesa e sono attratti dalla figura di Gesù. Alcuni hanno opportunità maggiori di seguire la dimensione religiosa ed ecclesiale anche in ragione di fattori o familiari o di carattere personale.
Nel contesto della civiltà contadina, i processi di maturazione erano piuttosto diversi e nel complesso piuttosto accelerati in rapporto alla situazione attuale. Questo comportava che i ragazzi, appena finite le elementari, già potevano cominciare a pensare al proprio futuro, facendo delle scelte di vita. Per il nostro Luciano da quei primi approcci al catechismo si era iniziato anche a un certo progresso di abbracciare la vita religiosa che man mano è andato maturando sempre più.
Era orientato verso la vita dei Frati Cappuccini di cui allora aveva sentito parlare e che conosceva attraverso i non pochi frati casalvetini del tempo. Cominciavano a sviluppare scelte riguardanti il mestiere da apprendere per preparare il proprio futuro. La scelta della vita religiosa era una delle tante possibilità che si avevano, a ciò contribuiva certamente il contesto ambientale con la sua ricchezza di valori cristiani, come anche la famiglia e la parrocchia. Sta di fatto che il piccolo Luciano pensa alla svolta da dare alla sua vita, accettando quell’ispirazione che il Signore gli faceva già sentire nel suo giovane cuore.
LA VOCAZIONE ALLA VITA RELIGIOSA
A questo riguardo egli pensava a scegliere la vita cappuccina, anche se questo comportava di andare fuori del paese e di doversi distaccare dai genitori, specialmente dalla mamma. Per il nostro forse si pensava anche un’opportunità particolare: restare in Sicilia o andare in Medio Oriente?
Non sappiamo bene come sia nata la prospettiva di tale scelta, ma potrebbe essere stato possibile, come appunto la cugina afferma, per il fatto che, allora, vi erano dei frati siciliani in tale ambiente meridionale. In realtà però non risulta sia andato a studiare nel Vicino Oriente. Facilmente ha realizzato i cosiddetti studi ginnasiali in modo privato, congiungendoli dopo il noviziato, come si usava allora, con gli studi che erano chiamati di filosofia.
Nel 1902 all’età di sedici anni il giovane Luciano Puzzolo, è ammesso al Noviziato nel convento di San Marco D’Alunzio. In quello che era stato il noviziato in cui aveva svolto il ruolo di Maestro P. Giuseppe Paterniti, egli attua il suo anno di prova. In tale anno sono impartite le lezioni di vita francescana, sono studiate la Regola e le Costituzioni dei Cappuccini e appreso, in modo esistenziale, il complesso delle regole della convivenza sociale e della spiritualità francescano-cappuccina. Egli quindi s’impegna nel seguire i grandi valori del carisma di Francesco, come anche gli usi e costumi anche non codificati che i veterani trasmettono solitamente ai novizi.
Alla fine di tale anno, in un certo senso l’Ordine ha avuto la possibilità di osservare le potenzialità dei giovani novizi, mentre questi hanno conosciuto sufficientemente la struttura della vita che stanno abbracciando. Tale periodo si conclude con l’ammissione a emettere i voti durante la cerimonia significativa della professione temporanea e che allora si chiamava “semplice”.
IMPEGNO NELLA FORMAZIONE RELIGIOSA
Questa era stata fissata per il 21 gennaio del 1903. Essa consisteva nella promessa di osservare i tre voti: povertà, castità e obbedienza secondo la Regola e le Costituzioni dei cappuccini. Questa celebrazione avviene normalmente nella stessa casa del noviziato, per cui essa è avvenuta in San marco D’Alunzio. Essa inoltre è normalmente ricevuta, per incarico del superiore provinciale, dal maestro dei novizi.
Dopo l’emissione della professione, il curriculum di coloro che erano destinati al Sacerdozio, comportava lo studio della filosofia e della teologia. L’organizzazione del tempo prevedeva che gli studenti si portassero nei luoghi dove erano presenti dei professori (lettori) che svolgevano tale ruolo impartendo lezioni nelle proprie materie. La prima destinazione per lo studio della filosofia è stata la fraternità di Catania, dove era presente il P. Mariano da Valledolmo, che era preposto per tale compito.
Per questo nel 1904, come indicato nelle tavole delle famiglie, fra Giammaria è mandato a Catania. Qui egli trascorre i primi anni della sua vita religiosa tra lo studio specialmente della filosofia e l’ulteriore formazione religiosa. Questo periodo, infatti, mette le premesse per la realizzazione di una crescita armonica e completa preparandosi allo svolgimento dell’apostolato e al perfezionamento della sua vocazione.
Il 26 maggio 1907 è ammesso alla professione solenne e cioè alla promessa pubblica di fedeltà alla propria vocazione per tutta la vita. Con la vocazione solenne o perpetua il frate diventa membro a tutti gli effetti dell’Ordine, e per la durata di tutta la vita, per cui sono confermate le scelte contenute nella professione semplice, in modo solenne e pubblico.
LA PREPARAZIONE AL SACERDOZIO
Finiti gli studi della filosofia scolastica, il giovane Fra Giammaria è mandato nel convento di Troina, piccolo comune della provincia di Enna, dove si trova il lettore (professore) cui è affidato per completare la sua preparazione in vista del Sacerdozio. Vi trascorre il tempo necessario tale tipo di studi che lo avrebbe messo in grado di esercitare il magistero sacerdotale. Alla fine di tale studio egli è ammesso all’Ordinazione presbiterale, che avviene nello stesso convento di Troina.
Il 20 settembre del 1908 egli riceve l’Ordine Sacro. Il grande evento è presieduto dal Vescovo di Nicosia, Mons. Ferdinando Fiandaca, nel cui territorio diocesano, il comune di Troina si trova. Non sappiamo i sentimenti specifici del giovane Padre Giammaria, ma possiamo supporre la commozione nel prendere coscienza del grande dono di Grazia e dell’importante compito ministeriale che gli è affidato.
Frattanto, il 20 novembre 1910, avveniva l’apertura della parrocchia di Giardini, affidata a P. Antonio La Macchia da Patti.
Ordinato sacerdote, è lasciato per altri due anni a Troina, dove comincia a esercitare il ministero sacerdotale impegnandosi in quelle mansioni che erano normalmente affidate ai giovani appena ordinati e che ancora dovevano per qualche mese continuare gli studi che si concludevano con l’ultimo esame “de universa theologia”, dopo il quale ricevevano la patente di predicazione”, venendo così abilitati alla completezza delle mansioni sacerdotali.
In realtà vi starà altri due anni, perché solo nel 1013 è destinato a Messina come membro della fraternità, con il ruolo di vice lettore e Delegato esaminatore. Anche qui si distingue per impegno e solerzia nell’attuazione dei suoi compiti relativi alla vita della fraternità, ma anche impegno e stimolo nei compiti e pastorali.
L’unico caso allora esistente di impegno in parrocchia era Giardini. Prevedendo che P. Giammaria avrebbe potuto operare bene, incominciando la collaborazione in parrocchia, egli è invitato a Giardini. In quegli anni un’opportunità interessante per i cappuccini era stata l’affidamento a loro della parrocchia di Giardini, che diventa così la seconda patria di P. Giammaria.
NOTA. I testi sono tratti dal libro di Giuseppe Scarvaglieri: “Momenti ed eventi di un Itinerario carismatico – Profilo di P. Giammaria da Casalvecchio”, finito di stampare nel settembre 2013.
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