Spettacolo e Cultura
Protezione Civile: Dall’emergenza alla partecipazione di tutti
[di GIULIO SENSI] GROTTAMINARDA (Avellino). Si è aperto a Grottaminarda il convegno. “Energia, rifiuti, protezione civile: dall’emergenza alla partecipazione“, organizzato dall Fondazione Volontariato e Partecipazione in collaborazione con il Csv di Avellino e Anpas Campania che metterà oggi e domani a confronto esperti e operatori del settore chiamati a riflettere su come affrontare questi temi in un’ottica che non sia solo quella della gestione dell’emergenza. Gli onori di casa sono stati fatti dal sindaco Giovanni Iannicello che ha sottolineato l’importanza del volontariato all’elaborazione dei piani di protezione civile. “I rifuti sono un problema culturale, – ha ricordato Iannicello se non riusciamo tutti insieme a far comprendere ai cittadini la necessità, utilità e risparmio che si otterrebbe a fare la differenziata autentica come può essere quello del porta a porta”.
Riccardo Guidi, direttore della Fondazione Volontariato e Partecipazione, ha portato i saluti del presidente Stefano Ragghianti, introducendo le tematiche e sottolineando come il tema della partecipazione crei sul piano concreto molte questioni e problematiche da affrontare. “Nel lungo periodo trattare alcuni temi scottanti, come i rifiuti e l’energia, con un approccio partecipativo può essere molto più efficace”.
“Vogliamo – ha detto Guidi – affrontare il tema tenendo un occhio sempre aperto sia sul locale che sul globale, tematizzando questioni che vanno oltre i singoli territori dove si affrontano le situazioni più estreme. Poi vorremmo con i supporti scientifici provare a tracciare azioni e facilitare una discussione che sia produttiva di buona politica”.
Valerio Capone, responsabile provinciale della Protezione civile, ha rivolto un appello: “A 30 anni dal sisma solo 18 comuni su più di 100 hanno redatto un piano di emergenza e di protezione civile e ha fatto appello ai Comuni stessi affinché provvedano a redarli”.
“Un’idea, un modello, di protezione civile che sia sostenibile e metta al centro la prevenzione dei rischi”. Così ha introdotto così il ricercatore della Fondazione Volontariato e Partecipazione Riccardo Pensa che ha coordinato l’organizzazione dell’evento. “Una protezione civile quindi molto vicina alla difesa dell’ambiente e alla cura del territorio e fa si che i cittadini acquisiscano quella consapevolezza che li renda attori di protezione civile come prevede anche la legge 225 del 1992 che fece tesoro anche dell’esperienza irpina”. “Ma le risorse – ha aggiunto Pensa – vanno soprattutto alla gestione di queste emergenze che stanno diventando la norma”. Stiamo promuovendo – ha detto ancora Pensa – sotto questa impostazione alcuni seminari sparsi per l’Italia proprio per approfondire questo tipo di approccio e rifletterci insieme ai protagonisti della protezione civile”.
Il percorso della Fondazione Volontariato e Partecipazione è stato avviato ad inizio anno ed ha visto nell’Anpas un’interlocutore di primo piano, con la struttura nazionale nel seminario di Firenze della primavera scorsa sul rischio sismico, e con alcune strutture locali come quella di Grottaminarda nel caso di tematiche come l’energia e i rifiuti.
“Questo seminario – ha detto dal canto suo Concetta Mattia dell’Anpas Campania – è per queste zone un esperimento. Per un grande movimento come l’Anpas nazionale è importante fermarsi e riflettere, fare un bilancio sulle esperienze forti come quella aquilana. “Dopo il terremoto in ABruzzo in ruolo del volontariato è cambiato. Ci siamo accorti che talvolta le necessità del volontariato di protezione civile sono dettate da emergenze esterne. Si nota anche che i comitati cittadini spesso sono criticati perchè accusati di arrivare tardi, in realtà è che spesso vengono coinvolti tardi, quando le decisioni sono già state prese”. “Il percorso culturale – ha aggiunto la Mattia – che abbiamo avviato ci sta facendo fissare alcuni punti: la nostra attività è sempre più schiacciata nella gestione dell’emergenza ed ha sempre meno tempo per realizzare prevenzione. Certo la facciamo, la nostra progettazione è finalizzata a fare prevenzione, ma rimane schiacciata spesso dalla dimensione emergenziale”.
Seguito con grande attenzione anche l’intervento del docente universitario all’Università Federico II di Napoli Franco Ortolani. Ortolani ha “radiografato” la parola emergenza alla luce delle note vicende sui rifiuti a Napoli: “se c’è qualcosa di noto – ha detto Ortolani – è la produzione di rifiuti, è possibile che siamo sotto emergenza da 16 anni? Non è possibile che i cittadini della Campania producano 5 volte di più i rifiuti rispetto all’anno prima. Un terremoto sconvolge l’organizzazione del territorio, la produzione dei rifiuti ha altre motivazioni”.
“Non è emergenza – ha aggiunto Ortolani – ma pianificazione dell’emergenza”. Ortolani ha ricostruito i fatti degli ultimi anni, ripercorrendo i vari protagonisti, come i commissari straordinari, il ruolo del Governo, le partite giocate sugli inceneritori e le discariche sulla testa delle persone. Adesso siamo figli di un decreto legge del 2008 che individua 10 discariche. Ho visitato tutti i siti e cercato di capire le dimensioni dei recipienti che dovrebbero risolvere il problema. Massimo nel giro di 3 anni e mezzo saranno pieni. Allora la legge non risolve, ma istituzionalizza l’emergenza perchè già ci stiamo trovando nella stessa situazione. La stessa legge prevedeva 3 inceneritori. Chi era responsabile dell’emergenza ha visto che la legge non veniva attuata ed ha elaborato un nuovo decreto che amministrativamente dichiara chiusa l’emergenza: ma di fatto essa esiste ancora. Eppure lui ha visto come si stava evolvendo la legge e che tale emergenza stava ritornando. Quindi è pianificazione di una situazione da mantenere viva perchè a qualcuno va bene così”. Anche i mass media sono complici di questa situazione perchè nessuno è andato a cercare la vera situazione: si sono tutti occupati di riferire una verità falsa”.
Stesso ragionamento sugli eventi franosi. “Sono causate – ha spiegato Ortolani – da precipitazioni che colpiscono aree molto piccole e possono essere previste”. Questi fenomeni idrogeologici hanno già causato 1000 morti. Agiscono sempre nello stesso modo, al passaggio delle stagioni e in zone in cui la montagna si alza velocemente dal mare. Sono velocissimi”.
Fenomeni che spesso, è stato ricordato nel dibattito che è seguito alla relazione di Ortolani, sono seguiti con attenzione e segnalati tempestivamente dalla Protezione civile, anche se altrettanto spesso a livello amministrativo non vengono intraprese per tempo le giuste azioni.
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