Storie di Sicilia
LIBERTA’: DA LENIN E HITLER, ALLA NON-VIOLENZA DI GANDHI E MARTIN LUTHER KING
Quattro personaggi, di cui due assolutamente per il male, gli altri due decisamente per il bene, hanno segnato la storia. Nel segno della Rivoluzione, Lenin incitò le masse operaie a sangiunosissime guerre che portarono allo sterminio. Nel nome dell’ “uomo superiore” (la razza ariana), Hitler costruì generazioni assetate di dominio sul mondo e sterminio del nemico, fosse esso “un debole” o semplicemente ebreo scomodo. Il Mahatma Gandhi ha invece unito popoli e religioni diverse, ed ha sconfitto il potere britannico senza mai ricorrere alla violenza. Così anche Martin Luther King, ha predicato l’uguaglianza, la giustizia e la pace, ridando speranza ad un popolo – il popolo nero in America – da secoli sfruttato, maltrattato ed emarginato.
RIVOLUZIONE E TERRORE SECONDO LENIN
Lenin Vladimir (Simbirsk, Gorki Leninskie, 22 aprile 1870 – 21 gennaio 1924) – La Rivoluzione bolscevica e successiva edificazione dell’Unione Sovietica costituiscono uno degli eventi centrali del XX secolo, che ne ha profondamente improntato la storia. La rivoluzione, la successiva guerra civile, la realizzazione del socialismo, la dittatura di Stalin hanno richiesto un enorme tributo di vite umane, al di là di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi da pur grandi sconvolgimenti politici e sociali.
Nelle parole di Lenin, il padre della Rivoluzione bolscevica, è possibile cogliere il terribile germe della spietatezza nei confronti di quanti possono ostacolare l’attuazione del progetto rivoluzionario e la conseguente costruzione di un’immagine disumana del nemico, tale da giustificare senza dubbio il totale annientamento.
DISCORSO TENUTO DI FRONTE AI LAVORATORI – AGOSTO 1918
Il kulak detesta l’autorità sovietica in modo malsano ed è pronto a soffocare, a massacrare centinaia di migliaia di lavoratori […]. O i kulak faranno a pezzi un numero infinito di lavoratori o i lavoratori schiacceranno senza pietà l’insurrezione di questa minoranza di ladri contro il potere degli operai […]. I kulak sono i più bestiali, i più malvagi, i più selvaggi tra gli sfruttatori […].
Questi vampiri si sono arricchiti durante la guerra approfittando della miseria della gente […].
Questi ragni si sono ingrassati a spese dei concittadini impoveriti dalla guerra e dei lavoratori affamati.
Queste sanguisughe, hanno bevuto il sangue degli operai, diventando tanto più ricchi quanto più i lavoratori morivano di fame nelle città e nelle fabbriche.
Questi vampiri si sono impossessati delle terre dei proprietari terrieri e continuano a farlo, spesso schiavizzando i poveri contadini.
Guerra spietata a questi kulak!
A morte.
(da R.Pipes, Comunismo. Rizzoli, Milano, 2003)
HITLER “EDUCATORE” DELLA GIOVENTU’
Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945)
Un regime totalitario, per potersi affermare, deve assumere il controllo della formazione dei giovani. L’ideale aberrante di una razza destinata al dominio del resto dell’umanità è alla base di un progetto educativo nel quale il sapere è visto come ciò che “rovina la gioventù” e l’apprendimento è affidato al “gioco degli istinti”. Una gioventù cui fosse impartita un’educazione intellettuale, infatti, non potrebbe mai costruire un materiale plasmabile dalle mani di qualche nuovo “creatore”.
“La mia scienza pedagogica è dura. Il debole deve essere spazzato via. Nei centri del mio nuovo Ordine verrà allevata una gioventù che spaventerà il mondo..
Io voglio una gioventù che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventù deve essere tutto questo.
Essa deve sopportare il dolore, non deve avere nulla di debole o di effeminato. L’animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi. Forte e bella voglio la mia gioventù. La farò istruire in ogni esercizio fisico.
Voglio una gioventù atletica. Questa è la prima cosa e la più importante. Così distruggerò i millenni di addomesticamento dell’umanità ed avrò di fronte a me il materiale nobile, puro della natura e potrò creare cose nuove.
Non voglio un’educazione intellettuale. Il sapere mi rovina la gioventù. Al più la lascio imparare quello per cui si sente portata seguendo il gioco dei suoi istinti. Ma i giovani debbono imparare il senso del dominio. Debbono imparare nelle prove più difficili la paura della morte.
Questa è la fase della gioventù eroica che fa nascere l’uomo libero, misura e centro del mondo, dell’uomo creativo, dell’uomo divino.
Nei centri del mio nuovo Ordine l’uomo divino, bello, spontaneo verrà posto come un’immagine del culto e preparerà la gioventù alla prossima fase della maturità virile”.
(da F. Gaeta/P. Villani. Documenti e testimonianze 2. Principato. Milano 1988)
LIBERTA’ ATTRAVERSO LA NON-VIOLENZA: MOHANDAS KARAMCHAND GANDHI
(Porbandar, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi, 30 gennaio 1948), è stato un politico e filosofo indiano.
Gandhi è uno dei personaggi luminosi del XX secolo, una “grande anima” (questo è il significato dell’appellativo Mahatma con cui viene nominato) di cui Albert Einstein ebbe a dire: “È probabile che le generazioni venture stenteranno a credere che un simile uomo sia esistito sulla terra in carne ed ossa”.
Protagonista dell’indipendenza indiana dal dominio britannico, Gandhi ha espresso e incarnato la dottrina della non violenza come metodo di lotta per la conquista della libertà e della pace.
Il pensiero di Gandhi nasce da una originale e felice sintesi tra le religiosità orientali ed elementi cristiani e islamici; una sintesi che esorta alla ricerca della verità come unica fonte di bellezza e di bontà.
“La verità è la prima cosa che bisogna cercare, e la bellezza e la bontà vi saranno date poi per giunta. Questo, in realtà, ha insegnato Cristo nel discorso della montagna. Gesù fu, secondo me, un artista eccelso perché vide ed espresse la verità; e tale fu Maometto, il Coranoessendo la composizione più perfetta di tutta la letteratura araba – così dicono, in ogni caso gli studiosi. Appunto perché entrambi si sforzano di raggiungere innanzi tutto la verità, ebbero naturalmente la grazia dell’espressione, eppure né Gesù né Maometto scrissero sull’arte.
Sono queste la Verità e la Bellezza che io desidero, per le quali vivo e per le quali vorrei morire.
Buddha portò coraggiosamente la guerra nel campo nemico e mise in ginocchio un clero arrogante.
Gesù scacciò il cambiavalute dal tempio di Gerusalemme e invocò le maledizioni del clero su ipocriti e farisei.
Entrambi propugnarono un’azione intensamente diretta. Ma anche quando Buddha e Cristo punirono, in ogni loro atto manifestarono una dolcezza e un amore inequivocabili. Non avrebbero alzato un dito contro i loro nemici, ma avrebbero volentieri rinunciato a se stessi piuttosto che alla verità per la quale vivevano.
Buddha sarebbe morto opponendosi al clero, se la grandezza del suo amore non si fosse dimostrata pari al compito di piegare il clero.
Cristo morì sulla croce con una corona di spine sul capo sfidando la potenza di tutto un impero.
E se io suscito una resistenza di carattere non-violento, seguo semplicemente e umilmente le orme dei grandi maestri”.
(da M. K. Gandhi. Antiche come le montagne. Comunità, Milano)
UN EROE DELL’UGUAGLIANZA E DELLA LIBERTA’: MARTIN LUTHER KING
Tra gli uomini che hanno dedicato la loro intera esistenza al tentativo di migliorare le condizioni morali dell’umanità, vi è senza dubbio Martin Luther King. Nato ad Atlanta nel 1929, King, pastore protestante di colore, fu un acceso oppositore della segregazione razziale, ancora praticata, in forme più o meno subdole, nell’America degli anni Cinquanta e Sessanta. Famose sono rimaste le sue marce per la libertà e uguaglianza, uno dei molti strumenti della sua lotta sempre basata sulla non-violenza, secondo l’insegnamento di Gandhi. Per le sue idee fu ucciso da un fanatico razzista nel 1968. il brano seguente ripropone contenuti espressi da King nel celebre discorso di Washington del 28 agosto 1963: I have a dream (io ho un sogno).
“Si, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto io oggi voglio concludere dicendo che io ho ancora dei sogni, perché so che nella vita non bisogna mai cedere. Se perdete la speranza, in un modo o nell’altro perderete quella vitalità che rende degna la vita, perdete quel coraggio di essere voi stessi, quella qualità che vi fa continuare nonostante tutto.
Ecco perché io ancora sogno.
Ho il sogno che un giorno gli uomini si rizzeranno in piedi e si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli. Questa mattina, ho ancora il sogno che un giorno ogni negro nella nostra patria, ogni uomo di colore in tutto il mondo, sarà giudicato sulla base del suo carattere piuttosto che su quella del colore della sua pelle, e ogni uomo rispetterà la dignità e il valore della personalità umana.
Oggi ho ancora il sogno che le bocche affamate del Mississippi saranno saziate, che che la fraternità diventerà qualcosa di più che le poche parole alla fine di una preghiera, diventerà l’ordine del giorno di un uomo d’affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo. Ho ancora il sogno che un giorno la giustizia scorrerà come l’acqua e la rettitudine come una corrente poderosa. Ho ancora il sogno oggi che in tutti i municipi gli uomini saranno eletti per agire giustamente e per amare la misericordia e camminare umilmente accanto al loro Dio.
Ho ancora il sogno oggi che un giorno la guerra cesserà, che gli uomini muteranno le loro spade in aratri e che le Nazioni non insorgeranno più contro le Nazioni, e la guerra non sarà neppure più oggetto di studio. Ho ancora il sogno che un giorno l’agnello e il leone saranno l’uno accanto all’altro e ogni uomo siederà sotto l’albero suo e non avrà più paura […].
Ho ancora il sogno che con questa fede noi riusciremo a vincere la disperazione e portare nuova luce per distruggere il pessimismo. Con questa fede noi saremo capaci di affrettare il giorno in cui vi sarà pace sulla Terra e buona volontà verso tutti gli uomini. Sarà un giorno glorioso, e le stelle canteranno tutte insieme, e i figli di Dio grideranno di gioia”.
(da Il fronte della coscienza. Trad. di L. Globbio. SEI)
16 Agosto 2013
Invia un Commento