Storie di Sicilia
La Sicilia del ‘700. I Grandi Artisti e le loro Opere (Tancredi, D’Anna e Sozzi)
FILIPPO TANCREDI. Pittore. Nacque a Messina l’8 novembre del 1655. Nel 1671, all’età di 16 anni, rimasto orfano del padre, iniziò a frequentare molte scuole di pittura che allora operavano a Messina subendone l’influenza di tutti o quasi i pittori messinesi operanti nella seconda metà del ‘600. La prima notizia certa sull’attività del pittore risale al 1682, quando il vescovo di Messina indice un corso per dipingere dieci quadroni a fresco nel Duomo; al Tancredi fu preferito il più anziano Bova.
Intorno all’89 – 92, fa esperienza più diretta nel linguaggio locale, acquistando un proprio stile pieno di echi barocchi entro tipologie fortemente influenzate dal Novelli; la sua produzione ad olio appare legata a schemi tardo seicenteschi mentre la sua grande decorazione a fresco rappresenta un sicuro tramite di passaggio verso la tradizione pittorica prettamente settecentesca.
Proprio il Tancredi infatti e contemporaneamente, seppure con risultati più modesti, a Antonio Grano, rappresentano i principali interpreti in pittura di quel gusto disinvoltamente decorativo che in Sicilia aveva fatto il suo ingresso con le magiche invenzioni a stucco del Serpotta. Filippo Tancredi muore nel 1722 per un attacco di epilessia.
Tra le sue numerose opere si segnalano:
La Natività (1682-Messina); Adorazione dei Magi (1682-Messina); affresco nel Seminario dei Teatini (1687-Messina); decorazioni nella chiesa dei Teatini (1693-Palermo) [1]; affresco nella chiesa dell’Ospedale dei Sacerdoti (1698-Palermo); affresco nella chiesa di S. Anna alla Misericordia (1697-Palermo); affresci nella chiesa del SS. Salvatore (1704-Palermo); affreschi nella chiesa di S. Nicolò (1017-Palermo); affreschi nella chiesa dell’Annunziata dei Teatini (1709-Palermo); S. Nicolò Politi, Cristo e la Vergine (17010- Alcara Li Fusi); La Sacra Famiglia (1710-Lipari).
VITO D’ANNA nasce a Palermo il 14 ottobre 1718 e all’età di 17 anni diventa allievo di Pietro Paolo Vasta, maestro di Acireale, fino al 1744. Ritornato a Palermo entra in rapporto con Olivio Sozzi, il maggior pittore attivo allora nella città, amicizia che gli permette di sposare la figlia Luigia l’anno seguente. Grazie al suocero si trasferisce a Roma, presso la scuola Corrado Giaquinto, dove perfeziona l’arte della pittura grazie agli insegnamenti degli artisti del filone marottesco.
Lo stile del D’Anna dopo il ritorno da Roma assume l’apparenza definitiva. Si tratta di un linguaggio ispirato in parte al Giaquinto, che Vito cita talvolta anche letteralmente in singole figure e nella struttura di gruppi. Tuttavia il giaquintismo è in lui modificato da una ipoteca di cultura classica, sia pure mediata dal classicismo settecentesco dei seguaci di Maratta, che modifica le eleganze rococò del pittore napoletano e le slarga e distende in un fraseggio elegante ma più solido, e nei casi peggiori appesantito.
Da tener anche presente che presto Vito, salito in fama e divenuto un dei pittori di maggior successo presso l’aristocrazia e il clero siciliano, si giovò di una schiera di aiuti, talora a lungo presenti e attivi accanto al maestro, come ad esempio Antonio Manno e Giuseppe Crestadoro.
Vito D’Anna comunque gioca un ruolo determinante nell’ambiente palermitano. I suoi affreschi nei palazzi e nelle ville gentilizie, divengono dopo la metà del secolo quasi uno status symbol del patriziato siciliano.
Dopo una continua e ricca carriera professionale si spegne il 13 ottobre 1769, dopo avere trascorso assai infelicemente gli ultimi anni, angustiato sia dalla malattia che dall’impossibilità di potere realizzare quelle grandi opere a fresco, verso cui si sentiva naturalmente più portato.
Il successo ufficiale di Vito D’Anna fu riconosciuto anche fuori della Sicilia con la sua nomina ad Accademico di San Luca avvenuta nel 1763 oltre ad essere nominato Conte Palatino e Cavaliere dello Speron d’oro nel 1765.
Tra le sue opere si segnalano:
la “Vergine dei Raccomandati” – (Acireale); un affresco nella stessa chiesa della Vergine dei Raccomandati (Acireale); San Vito (Aci Sant’Antonio); Moribondo (Acireale); Ritratto del prevosto Gambino (Acireale); Natività (Acireale); affresco nella chiesa di Sant’Anna alla Misericordia (1744-Palermo); affresco nella chiesa di Santa Caterina (1751-Palermo); affresco nel Palazzo Benenati Ventimiglia (1752-Paermo); affresco nella chiesa dei Tre Re (1752-Palermo); affresco nella chiesa di S. Maria del Piliere (1754-Palermo); affresco nell’Oratorio degli Angelici (1754-Palermo); affresco nella chiesa di S. Antonio Abate (1757-Palermo); dipinti nella Villa Filippina (1758-Palermo); affresco nell’Oratorio di San Sebastiano (1759-Palermo); decorazioni di Palazzo Isnello (1760-Palermo); affresco nel Palazzo Pietratagliata (1762-Palermo); affresco nella volta della sala da ballo di Villa Resuttana (1762-Palermo); l’Angelo Custode (1763-Ragusa); Santa Rosalia guidata dagli Angeli (1766-Monreale); L’Immacolata (1767-Ragusa); San Nicolò (1767-Ragusa); San Michele Arcangelo (1767-Sortino); La Deposizione (1767-Naro); Madonna della Cava dei Santi (1768-Ispica).
OLIVIO SOZZI. Pittore. Nasce a Catania nel 1690. Dopo un apprendistato a Palermo presso Filippo Tancredi comincia a lavorare in questa città. Intorno al 1730 si trova a Roma nella bottega di Sebastiano Conca e nello stesso tempo presta attenzione alla pittura del Giaquinto. A partire dal 4° decennio esegue diverse opere a Palermo. Intorno al 1750 si trasferisce a Catania, in un momento di intensa attività progettuale nella città etnèa. Nell’area sud-orientale dell’isola è presente nel 1752 nella chiesa di S. Sebastiano a Melilli.
Ad Ispica arriva nel 1763 per gli affreschi della chiesa di S. Maria Maggiore. In questa chiesa muore due anni dopo (1765) e viene sepolto nella stessa chiesa da lui affrescata e precisamente nell’angolo destro della cappella dell’Assunta. Il 25 novembre 1904 fu rinvenuto il feretro ed il del grande pittore, ritrovato quasi mummificato, quidi fu definitivamente collocato (sempre all’interno della Basilica), nella “Casa della Cera”, dove ancora si trova, visibile ai visitatori. L’Arciconfraternia, in occasione del terzo centenario (1990) e successivamente in occasione del novantesimo anniversario dell’erezione della Basilica a monumento nazionale (1998), gli ha tributato i dovuti onori con partecipate e molto apprezzate manifestazioni celebrative.
NOTA [1]: Nella foto in alto, un particolare del soffitto cupola della chiesa dei Teatini-Palermo.
14 Maggio 2014
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2 Commenti
Mariella Abate
Buongiorno gradirei sapere se avete approfondimenti sulle opere di Olivia Sozzi.
Grazie
Giovanni Bonarrigo
No. Ce ne dispiace!