Spiritualità
San Sebastiano. Il santo trafitto dalle frecce sotto Diocleziano
BIOGRAFIA – Secondo la leggenda il santo visse quando l’impero era guidato da Diocleziano. Nacque forse a Milano da padre di Narbona e da madre milanese, e fu istruito nei principi della fede cristiana. Si recò poi a Roma dove entrò a contatto con la cerchia militare alla diretta dipendenza degli imperatori. Divenuto alto ufficiale dell’esercito imperiale, fece presto carriera e fu il comandante della prestigiosa prima coorte della prima legione, di stanza a Roma per la difesa dell’Imperatore. In questo contesto, forte del suo ruolo, poté sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte, approfittando della propria carica imperiale.
La Passio racconta che un giorno due giovani cristiani, Marco e Marcelliano, figli di un certo Tranquillino, furono arrestati su ordine del prefetto Cromazio. Il padre fece appello a una dilazione di trenta giorni per il processo, per convincere i figli a desistere e sottrarsi alla condanna sacrificando agli dei. I fratelli erano ormai sul punto di cedere quando Sebastiano fece loro visita persuadendoli a perserverare nella loro fede e a superare eroicamente la morte. Mentre dialogava con loro, il viso del tribuno fu irradiato da una luce miracolosa che lasciò esterrefatti i presenti, tra cui Zoe, la moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, muta da sei anni. La donna si prostrò ai piedi del tribuno il quale, invocando la grazia divina, le pose le proprie mani sulle labbra e fece un segno di croce, ridonandole la voce.
Il prodigio di Sebastiano portò alla conversione un nutrito numero di presenti: Zoe col marito Nicostrato e il cognato Castorio, il prefetto romano Cromazio e suo figlio Tiburzio. Cromazio rinunciò alla propria carica di prefetto e si ritirò con altri cristiani convertiti in una sua villa in Campania. Il figlio invece rimase a Roma dove patì il martirio, poi, uno a uno, anche gli altri neocristiani morirono per aver abbracciato la nuova religione: Marco e Marcelliano finirono trafitti da lance, il loro padre Tranquillino lapidato, Zoe sospesa per i capelli a un albero e arrostita.
Il secondo supplizio di san Sebastiano, di Paolo Veronese, 1565, Venezia, Chiesa di San Sebastiano, in cui il santo, disteso nudo su una tavola di legno, è fustigato a morte. San Sebastiano morente risanato dagli angeli di Giulio Cesare Procaccini, in cui il fisico nudo del santo contrasta con le sue armi da soldato abbandonate al suolo.
Quando Diocleziano, che aveva in profondo odio i fedeli a Cristo, scoprì che Sebastiano era cristiano esclamò: “Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me.”; Sebastiano fu quindi da lui condannato a morte. Fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da così tante frecce da sembrare un istrice. I soldati, al vederlo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo affinché le sue carni cibassero le bestie selvatiche; ma non lo era, e Santa Irene, che andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua dimora sul Palatino e prese a curarlo dalle molte ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente sanato, nonostante i suoi amici gli consigliassero di abbandonare la città, decise di proclamare la sua fede al cospetto dell’imperatore che gli aveva comminato il supplizio. Il santo raggiunse coraggiosamente Diocleziano e il suo associato Massimiano, che presiedevano alle funzioni nel tempio eretto da Eliogabalo, in onore del Sole Invitto, poi dedicato a Ercole, e li rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso alla vista del suo soldato ancora vivo, Diocleziano diede freddamente ordine che Sebastiano fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito nel 304 nell’ippodromo del Palatino, per poi gettarne il corpo nella Cloaca Maxima.
Ambrogio (340-397) nel suo Commento al salmo 118 riferisce che Sebastiano era originario di Milano e si era trasferito a Roma. Informazioni e leggende sulla sua vita sono narrate nella Legenda Aurea scritta da Jacopo da Varagine e in particolare nella Passio Sancti Sebastiani (“Passione di San Sebastiano”), opera a cura di Arnobio il Giovane, monaco del V secolo. Dato storico certo, che ne testimonia il culto sin dai primi secoli, è l’inserimento del nome di Sebastiano nella Depositio martyrum, il più antico calendario della Chiesa di Roma e risalente al 354.
Tuttavia le biografie e le leggende che lo narrano al servizio di Diocleziano a Roma o l’intervento di Ivo l’Imperatore nelle vicende del suo martirio, comprese quelle attestate da Sant’Ambrogio poco dopo, sono spurie perché Diocleziano non risiedette mai a Roma.
Sebastiano, martirizzato sotto Diocleziano, viene raffigurato solitamente trafitto da frecce. La salma venne recuperata da mani pietose e sepolta nelle catacombe che oggi vengono appunto dette “di San Sebastiano”. San Sebastiano sarebbe stato martirizzato sui gradus Helagabali ovvero i gradini di Elagabalo. In quello stesso luogo venne eretta una chiesa in suo nome. I gradini di Elagabalo si identificano, forse, in un tempio Romano sul versante orientale del Palatino. La leggenda del soldato martire dal corpo efebico e glabro ha interessato pittori e scultori di ogni era, il che ha portato a concentrare gli artisti sull’iconografia del santo nudo dalla bella anatomia a discapito di quella del militare maturo. Il santo era tra l’altro una delle poche figure nude che avevano il diritto di stare in una chiesa. Emblematico è l’episodio tramandato da Giorgio Vasari nelle Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori in merito al pittore Fra Bartolomeo.
CULTO E FESTEGGIAMENTI
Spesso, in passato, Sebastiano veniva invocato come protettore contro la peste. Attualmente, in Italia, è il santo patrono della polizia municipale. Oggi è anche invocato contro le epidemie in generale, insieme a san Rocco.
È particolarmente venerato in Sicilia fin dal 1575, anno in cui infuriò la peste e in molte città veniva invocato contro la terribile epidemia. Ma il culto si diffonde sin dal 1414 anno in cui, secondo un antichissimo documento custodito negli archivi della Basilica in Melilli, una statua del Santo martire sarebbe stata ritrovata presso l’isola Magnisi in provincia di Siracusa. Sempre secondo questo documento alcuni marinai sostennero di essersi salvati da un naufragio grazie alla protezione di quella statua. Subito accorsero in quel luogo centinaia di persone incuriosite da tutta la provincia. Nessuno riuscì a sollevare la cassa contenente il simulacro del santo, nemmeno il vescovo di Siracusa accompagnato dal clero e dai fedeli della città. Ma i cittadini di Melilli il 1º maggio 1414 giunti sul posto riuscirono a risollevare la cassa che entrata in paese tra invocazioni e preghiere divenne di nuovo pesante: segno che San Sebastiano voleva fermarsi lì. All’ingresso del paese si sarebbe verificato il primo miracolo: un lebbroso venne guarito. Da allora ogni anno (la festa è stata spostata al 4 maggio per motivi di ordine pubblico da quando fu istituita la festa del lavoro) San Sebastiano viene festeggiato solennemente. Il 4 maggio alle ore 04.00 del mattino viene aperto il santuario per accogliere i pellegrini provenienti da ogni parte invocando il santo: “semu vinuti di tantu luntanu, Primu Diu e Sammastianu! E chiamamulu ca n’ajuta!” Melilli si popola di tantissimi fedeli provenienti da Avola, Siracusa, Carlentini, Cassaro, Cassibile, Lentini, Floridia, Mistretta, Priolo, Solarino, Sortino, Ferla, Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Ragusa, Palazzolo, Canicattini, Francofonte, Grammichele, Scordia, Ramacca, Vizzini, da tutta la Sicilia orientale e oltre. Anche all’estero gli emigrati hanno diffuso la devozione. Commovente l’arrivo dei nuri di Melilli e di Solarino. Questi pellegrini sono chiamati nuri perché in passato facevano il pellegrinaggio quasi nudi, con pantaloncini o mutande e a torso scoperto, con in mano fiori in omaggio al Santo.
Oggi, invece, i nuri di San Sebastiano indossano vestiti bianchi e fascia rossa, camminando sempre scalzi. Affrontano chilometri di strada, offrendo torce e ceri votivi (ex voto) rappresentanti parti di corpo guarite miracolosamente o per le quali si chiede la grazia. Dopo il 4 maggio segue il solenne ottavario che si conclude il giorno 11 maggio quando tra grida di invocazione e richieste di intercessione il simulacro viene velato e conservato. Ritornerà ai fedeli il 20 gennaio giorno della sua festa liturgica. San Sebastiano è poi particolarmente venerato ad Acireale perché, durante la seconda guerra mondiale, sotto la minaccia di un bombardamento, gli Acesi fecero voto affinché la città non fosse bombardata e così fu. San Sebastiano è quindi, assieme a santa Venera, patrono di Acireale: il 20 gennaio si svolge una festa a lui dedicata. Ad Accadia, in provincia di Foggia, il 20 gennaio si svolge la festa patronale di San Sebastiano animata da tipici falò rionali. Dopo la solenne processione del santo e la benedizione di tutti i falò si tiene il palio di San Sebastiano giunto nel 2013 alla XXX edizione a cui partecipano i vari rioni e le frazioni del comune. Carlo Saraceni, San Sebastiano, 1610 circa, Praga, Galleria del Castello. È santo patrono di Mistretta e la festa si svolge due volte all’anno: il 20 gennaio e il 18 agosto. È pure santo patrono di Tortorici e la festa si svolge due volte l’anno: il 20 gennaio con replica la prima domenica successiva (l’ottava) e la prima domenica di maggio.
Mongiuffi Melia (Messina) – Iniziano il 19 gennaio, nella chiesa di San Sebastiano i Festeggiamenti in onore del Santo Patrono di Mongiuffi Melia. Alle ore 18.15 con l’ apertura della cappella e la discesa automatica del Santo, con la recita del tradizionale Lauro e la traslazione dell’immagine di San Sebastiano alla chiesa parrocchiale, a seguire la Santa Messa. il 20, alle ore 10.00 Santa Messa alla quale segue la processione per le vie della parrocchia, alle ore 11.30 in piazza San Sebastiano la benedizione e la distribuzione delle tradizionali frecce (pane a forma di freccia), alle ore 18.00 Santa Messa a seguire la processione per le vie principali della parrocchia ed a conclusione l’immagine del Santo verrà riportata nella chiesa a lui dedicata e riposta nella cappella. Alle ore 20.30 si svolge nel cortile delle scuole la tradizionale Sagra della Salsiccia e del Vino.
In Calabria, venerato e festeggiato a Pernocari (VV) il 20 gennaio e la terza domenica di agosto. È inoltre festeggiato come patrono a Fagnano Castello e Orsomarso, in provincia di Cosenza e ad Anoia Superiore il 20 di Gennaio in provincia di RC,dove viene acceso un grande falò in suo onore e durante la festa viene baciata la reliquia…
San Sebastiano è festeggiato anche a Termoli (CB) il 20 gennaio, quando gruppi di persone intonano un brano dedicato al Santo per le strade della città ricevendo in dono soldi o leccornie. Lo spettacolo viene riproposto anche durante il periodo estivo, precisamente il 7 agosto, per permettere a coloro che vivono fuori città di potervi assistere.
S. Sebastiano è venerato nella cittadina di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) di cui ne è anche il santo patrono cittadino. Qui, nella basilica minore di S.Sebastiano sita in piazza duomo, nel centro città, è custodita un inestimabile reliquia che consiste nell’osso dell’avambraccio del santo martire detto ivi “Brazzu di San Bastianu”, spesso citato in detti del luogo come “Ci voli u brazzu di san Bastianu!”, il quale si invoca in un momento dove sarebbe propizio un ausilio. Il culto di San Sebastiano è presente anche a Berchidda e ad Ulassai in Sardegna. La sua festività ricorre il 20 gennaio, data in cui tradizionalmente viene realizzato un grande fuoco e si offrono arance in un grande banchetto. La notte di San Sebastiano apre le porte ai riti dell’antico carnevale denominato su Maimulu.
Anche in Liguria è presente il culto del santo da lungo tempo. A Costarainera si trova una chiesa dedicata a San Sebastiano, edificata probabilmente del XIV secolo e attualmente in degrado. Fu probabilmente edificata sull’antico tracciato della via Aurelia che in quel tratto passava nell’entroterra e non sulla costa ligure, a causa delle frequenti incursioni di pirati. Bellissima struttura è il Protocenobio di San Sebastiano ad Alatri (Frosinone), dove, secondo diversi documenti, avrebbe avuto origine la Regula Magistri.
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