Roccalumera
ROCCALUMERA HA RICORDATO I MARTIRI TRUCIDATI NELLE FOIBE
Con l’espressione massacri delle foibe, o spesso solo foibe, si intendono gli eccidi, perpetrati per motivi etnici e/o politici, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, occorsi durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati i corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, “foibe”.
Le foibe, erano dei baratri che venivano usati per l’occultamento di cadaveri con tre scopi: eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del Partito Comunista Jugoslavo di Tito.
Correva l’anno 1943. Dopo l’8 settembre, la smobilitazione dell’esercito italiano e lo sbandamento che seguì ridettero vigore alla resistenza Jugoslava. Tante esecuzioni sommarie, sull’orlo dei precipizi presenti nel territorio carsico triestino fecero soprattutto strage di italiani (si parla di 700 o di 900 morti) che apparivano legati alla vecchia amministrazione fascista. Il maresciallo Tito (fino al 1980, capo del governo di Belgrado), passato alla storia come patriota e leader della resistenza jugoslava al nazismo, è stato improvvisamente riscoperto come criminale di guerra ed autore di un genocidio da non dimenticare.
09 Febbraio 2013. Nella piazzetta delle foibe, stamane, l’amministrazione di Roccalumera, capitanata dal primo cittadino Avv. Gianni Miasi (presenti anche il vice sindaco Francesco Santisi e da altri amministratori), ha voluto ricordare come ogni anno le vittime delle foibe, (il giorno della memoria è infatti il 10 febbraio). A benedire la cerimonia Don Santino Caminiti della parrocchia Madonna della Catena, presente il maresciallo Santo Arcidiacono ed una delegazione della locale stazione dei carabinieri, presenti numerosi VDS della Croce Rossa Italiana sezione di Roccalumera nonché numerosi giovani studenti. Miasi ha voluto ricordare in particolare due carabinieri barbaramente trucidati nelle fosse del Carso alla fine della seconda guerra mondiale, ossia: Domenico Bruno originario di Mandanici e Giuseppe Caminiti di Roccalumera.
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