Spiritualità
L’EUROPA DI SAN GIOVANNI PAOLO II (quarta riflessione)
Visto che gli europei domenica prossima andranno ad eleggere il nuovo parlamento (a che serve?) Non potevo non fare riferimento al grande impegno di Giovanni Paolo II per l’Europa. L’insistenza di Karol Wojtyla per un’Europa unita, è molto forte, al punto che Andrea Riccardi nella sua biografia, che ho citato più volte, percepisce il papa polacco come un vero“primate” d’Europa, un titolo mai attribuito ufficialmente al papa, ma di fatto da lui svolto come guida effettiva del cattolicesimo europeo con una visione continentale”.
Nei suoi numerosi interventi, “quasi mille”, che ha dedicato all’Europa, il papa ha sempre ribadito che “per rinnovare la società, bisogna far rivivere in essa la forza del messaggio di Cristo”. E’ il “sogno di Compostela”, espresso nel grande santuario spagnolo, meta tradizionale di pellegrinaggi che attraversavano l’Europa nel Medioevo. Nel 1982, il papa, rivolge un accorato appello agli europei: “Grido con amore a te, antica Europa: ritrova te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere i valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza sugli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto per le altre religioni e le genuine libertà…Non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te”. Scrive Riccardi: “Giovanni Paolo II è stato un modello di cristiano europeo. La sua fede, il suo interessamento ad altri mondi, la sua preoccupazione per i paesi attanagliati dalla povertà, la sua partecipazione alla missione della Chiesa, comunicano un modo di essere cristiani europei”. Tra l’altro Wojtyla, condivide la sensazione che ha manifestato il cardinale Lustiger sull’Europa: “Mi domando se non siamo sul punto di morire”, ma Giovanni Paolo II, fa di tutto per contrastare questo declino.
Il Papa non si illude, sa che l’Europa ha tanti problemi, sa che il cristianesimo europeo è in crisi, ma sa pure che il cristianesimo è un elemento decisivo nel configurare l’unità dell’Europa e la sua missione nel mondo. Era convinto che l’Europa avesse una missione fuori dal continente, fin da quando era cardinale a Cracovia. Tra l’altro Giovanni Paolo II collega i destini della sua Polonia a quelli dell’Europa. “La nazione risorgerà – aveva scritto Mickiewicz ne Il libro della Nazione polacca – e libererà tutti i popoli d’Europa dalla schiavitù”.
Fin dal 1979 Wojtyla da Papa, nella cattedrale di Gniezno, dove giacciono le spoglie di sant’Adalberto, evangelizzatore della Cechia e della Polonia, aveva detto solennemente, facendo eco ai temi del romanticismo polacco: “Non vuole forse Cristo, non dispone lo Spirito Santo, che questo papa polacco, papa slavo, proprio ora manifesti l’unità spirituale dell’Europa cristiana?”.
Nel suo “Memoria e Identità” (Rizzoli, 2005) il papa ritorna sulla collocazione della Polonia con la nuova Europa. Wojtyla critica la tesi del “ritorno in Europa”; per lui la Polonia, nonostante la separazione forzata ad opera del comunismo, era sempre stata vicina e ha sempre contribuito alla formazione dell’Europa. Il Papa espone mirabilmente con estrema sintesi la storia polacca. Fin dal battesimo nell’anno 1000, al Congresso di Gniezno, i primi sovrani della Polonia si impegnarono a costituire uno Stato, diventando baluardo contro le varie pressioni esterne. “Noi polacchi – afferma il papa – abbiamo, dunque, preso parte alla formazione dell’Europa: abbiamo contribuito allo sviluppo della storia del continente, difendendolo anche con le armi. Basti ricordare, per esempio, la battaglia di Legnica (1241), quando la Polonia fermò l’invasione dei Mongoli in Europa. E che dire poi di tutta la questione dell’Ordine Teutonico (…) Poi il Papa ricorda quando Giovanni III Sobieski, nel XVII secolo, salvò l’Europa contro il pericolo ottomano nella battaglia di Vienna (1683) “Fu una vittoria che allontanò quel pericolo dall’Europa per lungo tempo”. Ma anche sul piano culturale la Polonia “recò uno specifico contributo alla formazione dell’Europa” E qui il Papa fa riferimento alla “regola d’oro” dell’Università Jagellonica, dove studiarono Matteo di Cracovia, Nicolò Copernico. Dunque Karol Wojtyla stava molto a cuore il vecchio continente, oltre i mille discorsi dedicati all’Europa, “parlano molto anche le sue azioni – scrive monsignor Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa – i suoi incontri, le sue decisioni, i suoi gesti simbolici(…)”. Per l’Europa il Papa ha voluto due assemblee speciali del Sinodo dei vescovi: nel 1991 e nel 1999. Il documento però che ci offre una sintesi della visione di Giovanni Paolo II sull’Europa, è la lettera apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”, pubblicata nel giugno del 2003. Qui ci sono le indicazioni di Wojtyla per il nostro continente. “Il Papa venuto dall’est”, “ha preferito parlare di ‘ri-unificazione’ dell’Europa o di ‘europeizzazione’ dell’Europa: per lui esisteva già l’Europa dello ‘spirito’, delle nazioni, dei popoli, delle Chiese, che non poteva ridursi a quella progettata da un gruppo di Paesi”. (Aldo Giordano con Alberto Campoleoni, Un’altra Europa è possibile, San Paolo 2013).
Giovanni Paolo II era ben cosciente che “l’Europa è stata battezzata dal cristianesimo; e le nazioni europee, nella loro diversità, hanno dato corpo all’esistenza cristiana”, ma dall’altra parte vedeva i fenomeni del secolarismo, dell’ateismo, dell’indifferenza, dei totalitarismi atei. Dopo la caduta delle ideologie, avvertiva che ora c’era in gioco “la questione del senso della vita”: “questa è l’ora delle verità per l’Europa – diceva – I muri sono crollati…ma la sfida circa il senso della vita e il valore della libertà rimane più forte che mai nell’intimo delle intelligenze e delle coscienze (…)”. Bisogna “guardare a Gesù Cristo, il Figlio di Dio Crocifisso e Risorto: in lui c’è il fondamento e il futuro dell’Europa”. Nel documento Ecclesia in Europa, il Papa ha chiesto ai cristiani di testimoniare con la vita, come i tanti martiri europei, la presenza del Risorto nella storia dell’Europa: “La Chiesa ha da offrire all’Europa il ben più prezioso, che nessun altro può darle: è la fede in Gesù Cristo, fonte della speranza che non delude, dono che sta all’origine dell’unità spirituale e culturale dei popoli europei(…) dopo venti secoli, la Chiesa si presenta all’inizio del terzo millennio con il medesimo annuncio di sempre, che costituisce il suo unico tesoro: Gesù Cristo è il Signore; in Lui, e in nessun altro, c’è salvezza”.
Nei decenni del suo pontificato il leit motiv è stato sempre che l’Europa necessita di una evangelizzazione di nuova qualità e per questo il Papa insiste sulle radici cristiane dell’Europa: “o la nuova Europa si costruisce con la luce del cristianesimo o non ha futuro”. Purtroppo i gerontocrati o i giacobini che guidano l’Europa sono sordi a questo monito wojtyliano. Alla prossima.
Rozzano MI, 17 maggio 2014
DOMENICO BONVEGNA
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