Politica
“Sacco di Fiumedinisi”? De Luca replica in merito a quanto scritto dai media
In merito all’udienza svoltasi ieri, 7 febbraio 2017, presso la seconda sezione penale del Tribunale di Messina l’imputato Cateno De Luca, anche in relazione alle fuorvianti informazioni apparse sui mass media con particolare riguardo agli organi di stampa e ad alcuni giornali online, precisa quanto segue:
- Né il collegio giudicante né la Procura di Messina hanno alcuna competenza ad esprimersi sull’istanza di rimessione, depositata il 30 gennaio scorso nella cancelleria della seconda sezione penale del Tribunale di Messina ed ancora non inviata, dal Presidente del Collegio, alla Suprema Corte di Cassazione unico organo giudiziario competente ad esprimersi nel merito. Il pervicace tentativo dei Pubblici Ministeri di dibattere il merito dell’istanza di rimessione in udienza è stato immediatamente stoppato dal Professor Carlo Taormina avendo fatto rilevare al Tribunale la palese violazione di legge che per l’ennesima volta si stava per consumare su iniziativa della Pubblica Accusa ed al cospetto di un “collegio sempre più distratto”;
- Il Collegio Giudicante, solo dopo cinque ore di non qualificante dibattito, ha dovuto far marcia indietro accogliendo le ragioni espresse ad inizio udienza dalla difesa del sottoscritto imputato che, tra l’altro, aveva ribadito l’inutilità del “procedersi oltre” disposto dallo stesso Collegio nel callido tentativo di emettere una sentenza in palese violazione di legge dovendosi invece procedere alla sospensione del dibattimento per come imposto dal codice di procedura penale a fronte di una istanza di spostamento del processo in altro Tribunale (istanza di rimessione) a causa dei provati e gravi condizionamenti ambientali generati anche dall’atteggiamento di un componente del Collegio Giudicante che ha violato l’obbligo di astensione dal processo avendo avuto delle frequentazioni familiari e consequenziali motivi di astio con l’imputato De Luca documentalmente provate ed allegate all’istanza di rimessione;
- Le affermazioni dei Pubblici Ministeri riguardanti il reiterato tentativo del sottoscritto imputato di fuggire dal processo è l’ulteriore fango buttato addosso ad un imputato modello che ha avuto il coraggio di denunziare gli affari di famiglia che uno dei Pubblici Ministeri ha sempre avuto con la formazione professionale siciliana e le sue contiguità con il mondo politico ed affaristico clientelare in considerazione del fatto che nel mondo della formazione professionale si è sempre entrato per raccomandazioni politiche e connivenze con chi governa la Regione Siciliana. Anche questa inquietante vicenda è stata documentalmente provata ed allegata all’istanza di rimessione;
- L’imputato De Luca attende da oltre sei anni la sentenza del suo ultimo processo avendo già chiuso con la massima formula di innocenza i quindici procedimenti penali strumentalmente aperti dai soliti Pubblici Ministeri che ancora tentano pervicacemente di ottenere una sentenza di condanna condizionando le parti processuali ed in particolar modo il Collegio Giudicante. Il 7 dicembre scorso abbiamo dovuto assistere all’ennesima farsa con un ulteriore rinvio architettato nel malcelato tentativo dei Pubblici Ministeri di prendere tempo rispetto al contenuto delle memoria e degli esposti depositati dalla difesa del sottoscritto nei giorni 17 e 25 novembre 2016. Sono i Pubblici Ministeri ad essere sempre scappati dal processo agendo parallelamente e condizionando all’ombra della loro toga le giuste sorti dello stesso processo: in merito basta solo dire che gli stessi Pubblici Ministeri hanno sempre avuto paura di interrogare in aula l’imputato De Luca nell’ovvia consapevolezza che sarebbero stati platealmente smentiti e smascherati;
- L’imputato De Luca ha sempre sostenuto di non essere interessato alla prescrizione pretendendo invece una sentenza sul merito: tale circostanza evidentemente ha sempre impaurito gli stessi Pubblici Ministeri consapevoli del grande bluff giudiziario che ostinatamente portano ormai avanti per mera ripicca generato dal delitto di lesa maestà di cui si sarebbe macchiato lo stesso imputato De Luca;
- La revoca del mandato agli avvocati Tommaso Micalizzi e Carlo Taormina è stato un necessario espediente tecnico – processuale per consentire al Collegio Giudicante di rinsavire e ritornare sui suoi illegittimi passi: grazie a tale soluzione l’ordinanza dello stesso Collegio comunicata ad inizio udienza è stata ribaltata a conclusione del dibattimento su iniziativa dello stesso Collegio che ha evidentemente compreso che stava agendo in grave e palese violazione di legge su sollecitazione/pressione della Pubblica Accusa. In data odierna il mandato agli avvocati Tommaso Micalizzi e Carlo Taormina è stato ovviamente riconferito e di conseguenza non sarà più necessario avvalersi del difensore d’ufficio Salvatore Sorbello che ha dimostrato grande professionalità ed autonomia di pensiero e comportamento in un ambiente, il Palazzo di Giustizia Messinese, ove bisogna stare ben attenti ad esercitare il proprio Ministero in disaccordo con i padroni dello stesso palazzo;
- E’ stato già conferito l’espresso mandato agli avvocati Tommaso Micalizzi e Carlo Taormina di procedere alle denunzie alle autorità competenti, ivi incluso il Consiglio Superiore della Magistratura , il Ministero della giustizia, la Procura Generale presso la Corte di Cassazione, nei confronti di alcuni componenti del Collegio Giudicante e dei Pubblici Ministeri in relazione alle provate circostanze che li hanno resi incompatibili con l’imputato De Luca e con un procedimento ormai viziato da elementi di condizionamento personale ed ambientale. Tali denunzie si rendono ormai improcrastinabili a seguito della ulteriore grave violazione di legge che è emersa nell’udienza scorsa, 7 febbraio, ove è emersa l’ennesima inaccettabile intesa tra Pubblica Accusa e Collegio Giudicante finalizzata ad emettere una sentenza di condanna con effetti ultronei sul piano politico che nessun Organo di Giustizia avrebbe potuto mai riparare;
- Gli organi di stampa sono invitati a non utilizzare più l’espressione “Sacco di Fiumedinisi” o simili concetti perché ancora nessun Tribunale ha giudicato gli interventi di riqualificazione urbana e di messa in sicurezza del torrente Fiumedinisi illegittimi o non compatibili con le reali esigenze del territorio nisano. In merito si osserva che gli organi competenti di Stato e Regione hanno documentalmente sostenuto la tesi opposta e pertanto, allo stato attuale, nessuno può arrogarsi il diritto di esprimere tali concetti ledendo l’immagine dell’imputato De Luca e dell’intera comunità di Fiumedinisi. Appare dunque più corretto definirlo il “processo a De Luca” perché di questo si tratta: siamo di fronte infatti al processo ad un “masaniello siculo” che si è intestato consistenti e pericolose battaglie contro quel sistema politico-affaristico e mafioso che ha sempre imperato in Sicilia e che ha mafiosamente decretato la morte politica dello stesso De Luca senza se e senza ma;
- La prossima settimana sarà organizzata una apposita conferenza stampa per dare analitica contezza delle azioni intraprese e dello stato dell’istanza di rimessione che, si augura, il Tribunale di Messina vorrà inviare immediatamente alla Suprema Corte di Cassazione.
Con preghiera di ottenere gli opportuni spazi per la presente replica in relazione alle gravi imprecisioni riscontrate si porgono distinti saluti.
Fiumedinisi 8 febbraio 2017
L’imputato Cateno De Luca
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