Spiritualità
La Preghiera, Fatica d’ogni Giorno (parte terza)
Il cristiano è padrone del tempo. L’altro dogma contro cui va ad urtare l’autentica preghiera cristiana è quello del tempo. “Non ho tempo per pregare!” Quante volte abbiamo sentito, o detto, questa frase che molti invocano come scusante e che invece costituisce un’aggravante! Bisogna affermare con forza che l’uomo é padrone del tempo e non viceversa! Il tempo è diventato un idolo nella nostra società, una forza che ci domina e ci costringe a metterci al suo servizio. Il cristiano deve difendere con la forza uno spazio di tempo da consacrare a Dio, perché sa che la sua vita, e di conseguenza anche il suo tempo dipendono da Dio.
L’ascolto nella preghiera. Questa dimensione così difficile da realizzare, provoca fatica e smarrimento; perché mettersi nella nudità della propria esistenza davanti a Dio fa paura. Eppure questa è il segreto per iniziare a vivere la preghiera, l’atteggiamento fondamentale. “Ascolta Israele, il Signore, nostro Dio, il Signore è Uno” (Dt. 6,4).
La nostra fede si fonda sull’ascolto. Purtroppo bisogna affermare che siamo stati abituati a concepire la preghiera innanzi tutto come qualcosa da dire a Dio: chiedere, fare domande, invocare grazie ecc… L’esatto atteggiamento opposto di quello del giovane Samuele narrato in 1Sam 3,1ss.: “Parla Signore, che il tuo servo ti ascolta!”. Sovente la nostra preghiera dice: Ascolta Signore che il tuo servo ti parla! Imparare a fare silenzio in noi stessi e attorno a noi ci insegnerà ad ascoltare il fratello che vediamo ed anche Dio che non vediamo, perché senza ascolto non esiste dialogo, non c’è comunicazione. Spesso i fiumi delle nostre parole sommergono la Parola, che esce dal silenzio del cuore di Dio.
La preghiera e l’impegno. Un grande uomo di fede, Diertrich Bonhöffer, a proposito della preghiera diceva: “Dio non esaudisce i nostri desideri, ma tutte le sue promesse… La nostra preghiera non potrà essere un caricare le spalle di Dio delle nostre responsabilità, non sarà un alibi: l’abbiamo usata troppo spesso in questo senso. Tra questo tipo di preghiera e Lui, Dio mette le nubi -come dice il profeta-, non l’ascolta e non la riconosce. Eppure per molti cristiani la preghiera é un mezzo di falsa pace, una fuga dalle responsabilità di fronte agli altri uomini. Non si può pregare perché cessino le sofferenze senza un gesto che aiuti questa fine: la preghiera deve essere in noi la fonte di un passo nella sofferenza per farla cessare. Non si può pregare per la pace senza far seguire alla preghiera un comportamento conseguente… Il vangelo dice forse: chi ha due mantelli preghi per chi non ne ha? Non dice forse: ne dia uno a chi non ne ha? D’altronde, per sapere che cosa fare, il cristiano non dovrà forse ascoltare la parola? cioè pregare e aprirsi affinché tale parola munita di efficacia gli trasformi la sua realtà e lo apra alla realtà del prossimo? E’ questo l’istante in cui l’azione é un atto di Dio. Innanzitutto impariamo ad ascoltare, a vedere, a comprendere Dio e i fratelli dell’umanità intera; poi agiamo secondo questa sapienza divina che si rivela nella scrittura, nei sacramenti, nella vita“.
E’ questo l’aspetto “orizzontale” della preghiera. Non bisogna mai dimenticare che questi due aspetti, Dio e il prossimo, vanno di pari passo e che trascurare l’uno o l’altro non ci situano nell’orizzonte della preghiera che ci ha insegnato Gesù. Una colomba per volare ha bisogno di due ali, altrimenti non volerà. Allo stesso modo pregare Dio e non riconoscerlo nei fratelli, trasforma tale “pseudo preghiera” in bestemmia, così come amare il prossimo senza fare riferimento a Dio testimonia una filantropia che non rappresenta per nulla lo specifico cristiano.
Domenica 19 Febbraio 2017 – Terza parte.
NOTA. Nella foto, padre Marino Peditto (02-01-1924 / 25-03.2010).
Francesco Cosentino
Invia un Commento