Spettacolo e Cultura
“LETTERE DI UN CITTADINO”. Un libro che scrive delle critiche lettere al pianeta berlusconiano
Il 22 agosto si è svolto presso il Centro Diurno di Furci Siculo la presentazione della seconda edizione del libro “Lettere di un cittadino”, una raccolta di critiche lettere che l’Avvocato Umberto Cacciola ha inviato a ministri, parlamentari e giornalisti dell’entourage berlusconiano.
Era presente un folto pubblico, direi almeno cento persone, seppure purtroppo non c’erano giovani. Erano anche presenti alcuni annosi rappresentanti della politica locale.
E’ seguìto a turno un intervento dei presenti al tavolo per l’illustrazione del libro. Ci sono stati parecchi spunti piuttosto interessanti che certamente sarebbero stati più coinvolgenti se, ad esempio, come mi è capitato di assistere in altre occasioni, il dibattito fosse stato aperto anche al pubblico presente, dando la possibilità a chiunque di porre delle domande. Gli argomenti toccati comunque sono stati molteplici e stringenti. Cercherò quindi qui di seguito di sintetizzarne alcuni a me apparsi più incisivi.
Innanzitutto le parole del giornalista Carmelo Duro che ha descritto il libro quale un insieme di accuse, ammonimenti e consigli ironici e canzonatori al mondo berlusconiano, con intercalate delle citazioni di filosofi e scrittori per invitare la gente a riflettere sulla negatività della politica e delle gerarchie. Non a caso nel libro è espressa tanta amarezza e pure qualche rassegnazione per le sorti di questa Nazione che, per un verso, non pare meritare nulla in quanto sembra non avere memoria.
Poi uno degli intervenuti, il professore Carmelo Ucchino, ha evidenziato come la paura non è tanto il crollo economico, ma quanto quello culturale, ovverosia questa Nazione sta assistendo ad un grande declino. Ed ha citato il Leopardi, quando nella metà dell’800 scriveva che se per un verso le classi dirigenti italiane sono le più ciniche, la gente italiana è però la più cieca.
E ancora un’altra frase di uno dei relatori, il prof. Pippo Parisi, è stata certamente eloquente nel fare rilevare che in Italia, quando comunemente si indicano i candidati alle lezioni, questi abitualmente non si chiamano per nome ma si individuano in ‘’chi rappresenta chi’’. E purtroppo, ha continuato Parisi, la ‘’natura’’ degli italiani si è formata in questo clima. Tuttavia, l’ipotesi di arginare il clientelismo politico consegnando alla Burocrazia una sua totale indipendenza operativa analoga a quella attuale della Magistratura, la quale com’è noto non deve forzosamente dare conto ed ha alcuna responsabilità delle sue decisioni ed azioni, mi è sembrata l’apoteosi delle ‘’Ultra Caste’’. Invero, già mi pare un’inquietante anomalia che un qualsiasi ‘’sistema’’ di esseri umani, fosse anche giudiziario, non debba rispondere per Legge a nessuno, se non eventualmente alla medesima categoria professionale di appartenenza. Ma addirittura immaginare di creare qualcos’altro di simile con la risaputa Burocrazia italiana, vorrebbe certamente indicare che anche l’ultimo tenue potere del cittadino di provare a cambiare qualcosa in cabina elettorale diverrà definitivamente l’ennesimo raggiro democratico di questa Penisola.
Il dibattito si è concluso con l’intervento finale dell’autore del libro.
Ma mentre andavo via mi chiedevo come mai, indipendentemente che si sia di destra, centro o sinistra, quando si è, come dire, dalla parte dell’opposizione o ci si assimila tali, si declamano sempre grandi proposte, grandi riforme, grandi progetti, grandi socialità, grande morale e poi nel momento in cui si è invece ai posti di governo, qualsivoglia essi siano, dai più alti a quelli inferiori, da quelli politici a quelli istituzionali, giudiziari e burocratici, finiamo ordinariamente in modo semplicistico con il realizzare ciò che prima dicevamo di volere combattere ?
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