Storie di Sicilia
SAGRE DI OTTOBRE: IL FICODINDIA E IL PISTACCHIO, FRA SAN CONO E BRONTE
SAN CONO E IL FICODINDIA – San Cono, adagiato sul monte San Marco, guarda le sue terre e le contrade a margine della provincia Etnea. Il nome San Cono venne dato al paese nel 1785 dai suoi fondatori, i duchi Trigonia della Floresta, in onore del santo omonimo che visse dal 1139 al 1236. il paese venne fondato con opportuna “licentia populandi” concessa dal vicerè Domenico Caracciolo e inizialmente appartenne alla contea di Grassulitano.
Nel 1883 il duca Trigonia divise il territorio in parti e lo cedette in affitto agli abitanti del luogo. Per lungo tempo il borgo appartenne a questa nobile famiglia, con titolo di marchesato, sino all’abolizione dei diritti feudali. Di notevole interesse architettonico risaltano essere la Chiesa Madre edificata nel 1838, caratterizzata da un bellissimo campanile e da splendidi stucchi a bassorilievi, la Chiesa dello Spirito Santo, che conserva la statua di San Cono, e la Chiesa del Crocifisso edificata nel 1900. Interessante risulta pure il Palazzo Baronale di cui oggi sono visibili solo pochi resti.
Questo caratteristico paese è la “capitale della ficodindicoltura”, il centro propulsore di questa particolare coltivazione, tanto che sta diventando sempre più un polo d’interesse dei consumatori e dei palati raffinati.
Pianta della famiglia delle Cactacee (Opuntìa Ficus India), il ficodindia è diffuso in tutti i paesi tropicali e subtropicali.
Le donne di Sicilia si tramandano l’uso dei fiori di fichidindia per le attività benefiche e terapeutiche. In particolare l’infuso dei fiori raccolti ed essiccati ha un effetto depurativo, “facilita la diuresi”, la filtrazione renale e in particolare è consacrato dall’uso popolare in quanto viene facilitata l’eliminazione e l’espulsione dei calcoli renali. Gli ottimi fichidindia si possono gustare in tutte le sue forme nella Sagra del Ficodindia che si tiene nel mese di ottobre.
ZAFFERANA ETNEA – Tutte le domeniche di ottobre si svolge l’“Ottobrata”: una mostra-mercato dei prodotti tipici dell’Etna, della gastronomia e dell’artigianato di qualità, nell’ambito della quale vengono allestiti convegni, spettacoli, escursioni, mostre fotografiche, dimostrazioni dal vivo di processi produttivi e degustativi. La festa nel pieno rispetto della tradizione si propone di far rivivere usi e costumi delle gent dell’Etnapromuovendo anche la conoscenza degli antichi mestieri oggi in via di estinzione. Gli standespositivi, divisi per settore, si trovano nel centro storico e in alcune piazze principali di Zafferana.
E’ l’evento per antonomasia dell’autunno catanese. Un appuntamento da non perdere per chi vuole riscoprire la bontà dei prodotti tipici: miele, funghi, mele dell’Etna, castagne, vino.
BRONTE, CITTA’ DEL PISTACCHIO – Il nome, secondo la tradizione, deriverebbe dal ciclope Bronte, in greco vuol dire “boato”, con evidenti riferimenti alla vicinanza del vulcano Etna. Incastonato, infatti, tra le falde occidentali dell’Etna ricoperte da sciare e boschi, Bronte domina l’alta valle del Simeto e si estende, scendendo dolcemente dalle falde del vulcano fino alle rive del fiume, per risalire sul sistema montuoso dei Nebrodi in direzione di Tortrici e Longi. E’ situato nel versante Nord-Ovest dell’Etna.
Il territorio brontese con i suoi 25000 ettari è uno dei più vasti della provincia di Catania. Costituito in buona parte da lave più o meno antiche, sovrapposte in epoche diverse, agli antichi terreni argillosi e calcarei di origine sedimentaria, il territorio si estende fino al cratere centrale dell’Etna con un’altitudine che va dai 380 metri fino ai 3350. Per la sua assoluta unicità rappresenta sicuramente uno degli scenari paesaggistici più interessanti della provincia catanese sia per la conformazione varia ed interessante sia per l’elevato grado di diversità biologica che per le qualità delle entità che vi sono rappresentate.
Per ciò che riguarda l’economia, Bronte vive prevalentemente di agricoltura, allevamento del bestiame, piccolo artigianato e in modo particolare della coltivazione del pistacchio, trasformato e commercializzato soprattutto verso l’estero. Questa coltura, originaria dell’Asia Minore e portata dagli arabi in Sicilia, è stata impiantata nei vasti campi lavici che ricoprono il territorio, dove si produce circa il 90% della produzione nazionale. Recentemente al pistacchio verde di Bronte è stata riconosciuta la Denominazione d’Origine Protetta. Da non perdere nella prima decade di ottobre l’importante “sagra del pistacchio”.
NOTA: I testi sono tratti dalla guida “CASA SICILIA E’..’ la Sicilia e i suoi prodotti”.
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