Politica
LA CRISI ECONOMICA IN ITALIA (riflessione di Alberto Prestipino)
La crisi economica in Italia continua a mordere e non allenta le maglie della sua presa. Tra i vari motivi che vengono enumerati come causa vi è l’introduzione dell’euro. Potrei fare la somma algebrica del rapporto costi/benefici della moneta unica tuttavia ciò che maggiormente mi preoccupa sottolineare è la non reversibilità di alcuni dei processi generatisi dall’introduzione e adozione dell’Euro da parte dell’Italia.
Tra i vari effetti infatti che si sono verificati, vi è stata la significativa limitazione della sovranità monetaria negli stati che hanno adottato la suddetta moneta unica e le sue regole, circostanza che ha molto inciso nello svilupparsi della crisi, tuttavia a mio giudizio l’effetto più grave è stata la fortissima inflazione verificatasi in Italia in quegli anni che ha portato progressivamente, insieme anche ad altri fattori ad un calo verticale dei consumi e della domanda, si pensi tra gli altri all’aumento del costo dell’energia, dei carburanti e dei trasporti di merci e persone ad essi collegati.
Se pertanto da un lato, i prezzi sono saliti in modo vertiginoso non vi è stato dall’altro lato il relativo aggiustamento dei salari, circostanza che ha provocato una contrazione fortissima della domanda e dei consumi che è la prima tra le varie cause di recessione in quanto genera a catena altri effetti come quello della disoccupazione che nel nostro paese è aumentata a dismisura e non accenna a calare e questo causa non solo minori entrate per le casse dello stato ma provoca anche l’aumento della povertà con i fenomeni ad essa connessi.
D’altro canto vi è da rilevare come abbiano influito più che negativamente le politiche restrittive, non saprei dire fino a che punto in “buona fede” adottate dai governi, che hanno gettato sale sulle ferite, tra cui l’aumento dell’imposizione fiscale ad esempio su beni primari come le case, che ha messo in ginocchio tutto il settore; la limitazione del denaro circolante, la scarsa credibilità dei governi stessi; al duplice aumento dell’IVA, imposta che per definizione grava sui consumi; la politica delle banche che ha ridotto di molto i prestiti a fronte di un aumento molto alto dei tassi di interesse; l’eccessiva burocrazia presente nel nostro paese; i gravissimi fenomeni di corruzione che purtroppo segnano spesso la vita pubblica in Italia, e potrei benissimo andare avanti ad enunciare queste ed altre circostanze che hanno determinato una situazione di crisi della quale ancora non se ne vede la fine.
Il concorso di tutti questi fattori ha generato una situazione di incertezza che perdura ormai da molti anni e che naturalmente non riguarda solo l’Italia ma investe la stragrande maggioranza dei paesi anche extraeuro.
Da non sottovalutare nemmeno gli effetti della globalizzazione che da un lato ha fatto si che entrassero nel nostro mercato beni prodotti a basso costo in altri paesi, creando una sorta di concorrenza “sleale” a molti prodotti italiani e dall’altro lato ha permesso a molte aziende di delocalizzare all’estero in tutto o in parte il loro processo produttivo. Ricordo infine la situazione internazionale piuttosto incerta di diversi stati, tra cui la Russia, l’Iraq e il grave problema dell’immigrazione più o meno clandestina che contribuiscono sensibilmente a non rasserenare un clima già agitato.
A fronte di quanto detto potrebbe essere una soluzione uscire dall’euro? In molti si pongono questa domanda, a mio parere se si potesse tornare alla medesima situazione che era precedente all’entrata dell’euro risponderei subito di si ma purtroppo questo non è possibile, come non è possibile valutare a pieno gli effetti che questo avrebbe sul nostro paese, come d’altro canto non sono stati valutati a loro tempo bene gli effetti dell’ingresso nella moneta unica a cominciare dalla parità fissata a 1936,27 lire che ha praticamente dimezzato il potere d’acquisto dei salari nel nostro paese, circostanza che purtroppo non può più essere corretta.
Per uscire da questa situazione economica regressiva i correttivi devono essere molteplici e non dominati da politiche restrittive e aumenti di imposte ma mi piace chiudere con una frase di Benedetto Croce che così recita : “Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta”.
29 Giugno 2014
Alberto Prestipino
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